Saggezza e benefici del cancro
A cura del Dr. Eduard Van den Bogaert
Con BERNARD DELOUPY
"Il cancro si sviluppa perchè serve a qualcosa. E lo si può fermare spontaneamente quando ne abbiamo compreso il messaggio."
Per avere tali propositi, occorre una certa audacia. E l'audacia non è certo ciò che manca al Dr Eduard Van den Bogaert. Questo medico omeopata di Bruxelles è stato uno dei primi ad interessarsi ai lavori del Dr. Hamer, dopo ha elargito la sua visione medica, in compagnia del Dr. Sabbah e della sua biologia totale. Esso è inoltre iniziato ad una serie di altri approcci e discipline, dall'alchimia allo sciamanesimo, passando dalla kabbala e dalla programmazione neuro-linguistica. Munito di tutte queste conoscenze e fornito della sua lunga esperienza da medico generico, il Dr Van den Bogaert può, oggi, permettersi di affermare che la malattia non è una maledizione, ma addirittura - nel senso etimologico del termine - una benedizione, che " dice bene" ciò che vuole esprimere! Anche il cancro? Anche, e può darsi, soprattutto il cancro!! In una recente conferenza intitolata " Quando serve il cancro ", il medico belga ha sviluppato la sua visione delle patologie cancerogene e del loro senso bio-mito-simbolico. In questo articolo, la rivista Neosanté ve ne propone un largo riassunto. Aprite bene gli occhi! leggerete delle cose che rischiano di cambiare completamente il vostro sguardo sulla più temibile delle malattie.... (YR).
Quando serve il cancro? La domanda sembra incongrua ma il paradosso non è che apparente. Un cancro non è qualcosa che casca dal cielo, che si sviluppa in maniera totalmente anarchica e non serve a niente.
Al contrario, si iscrive nella vita, la lunga storia dell’ Evoluzione.
Sin dall’istante in cui lo spermatozoo feconda l’ovulo e durante tutta la durata della gravidanza, noi riviviamo questa storia. Esiste un parallelismo incredibile tra la storia dell’evoluzione della vita sin dalle sue origini ad oggi, lo sviluppo embrionale e lo sviluppo di un tumore.
Se noi prendiamo coscienza di ciò, diventerà difficile mantenere lo stesso sguardo sul cancro rispetto a quello che vogliono farci avere per delle ragioni, in generale, puramente venali.
In evidence based médicine, il riferimento odierno in medicina, si dice che il cancro sia “una malattia multifattoriale della quale non conosciamo mai veramente le origini”. Ora, i fattori multipli che concorrono alla sua nascita hanno, può darsi, qualcosa in comune che per la maggioranza del tempo noi ignoriamo. Ricerchiamo dunque precisamente ciò che vi è in comune tra loro. La traduzione letterale di evidence based médicine, è “La medicina basata sui fatti”. Vediamo in cosa un cancro è un beneficio per coloro che ne comprendono la saggezza.
In questa riflessione sul ruolo del cancro, ricerchiamo prima il simbolo proveniente dal termine greco che significa “mettere insieme”. Cerchiamo che cosa c’è in comune tra tutti i cancri che si sviluppano sulla stessa parte del corpo e ciò che i geni che sviluppano lo stesso cancro, nella stessa cellula, nello stesso posto del corpo, hanno potuto avere in comune.
In biologia, la chiameremo l’invariante biologica, sarebbe ciò che ritroveremo sistematicamente. La medicina classica trova enormi difficoltà con la nozione dell’invariante. Ci dicono: “No, lo stress non gioca alcun ruolo nell’apparizione di un cancro” , “ Certo, a volte certe malattie psicosomatiche trovano origini nello stress” oppure “Lo stress è uno dei fattori in mezzo a tanti altri….”.
Ma per me, questa invariante, è la cosa più importante che si è potuta notare, ad oggi, in medicina. Ve ne propongo una dimostrazione secondo un approccio mito-bio-logico su nove livelli. L’emisfero cerebrale sinistro è quello del logos, del verbo, della logica e contiene il centro della parola.
L’emisfero destro invece è quello del mito, letteralmente in greco, “la fiaba”, che cerca il filo rosso, silenzioso (in latino mutus ) come durante una meditazione.
Primo livello: l’ambiente
Cominciamo dal contestualizzare l’ambiente nel quale il cancro si sviluppa. Ha Il suo ruolo, certo, ma da qui a dire che l’ambiente è la causa del cancro, è una scorciatoia che ci permettiamo di fare in scienza, a volte, ma che potrebbe essere abusiva. Per esempio, l’affermazione che “ il tabacco uccide”, non ha niente di scientifico.
Di fatto, le statistiche rivelano che l’85% delle persone che hanno un cancro al polmone sono o sono stati fumatori. E si può quindi oltremodo dedurne che il tabacco è il responsabile del cancro al polmone? No: solo il 13% dei fumatori sviluppa un cancro ai polmoni. Ma questa statistica, anche in medicina, la si passa al vaglio velocemente e silenziosamente. Il tabacco non è la causa del cancro al polmone.
Prendiamo l’esempio di un minatore che esce dalla miniera, la viscera della Madre Terra, alla fine della sua giornata lavorativa. Egli ha rischiato la sua vita in ogni istante.
Perforando, avrebbe potuto essere annegato in una pozza d’acqua, volatilizzatosi attraverso l’esplosione di una bolla di gas o finire seppellito sotto una frana.
Ha lavorato costantemente con l’angoscia della morte. E, come tutti gli esseri umani, ha paura di essere invaso dal freddo glaciale della morte, facendosi aspirare il suo soffio vitale come in Harry Potter. Anche quando riemerge all’aria fresca, il suo primo riflesso può essere quello di accendersi una sigaretta, la cui estremità rosseggia a 800°. L’aria che respira allora è calda e quindi lui assimila questo calore alla vita stessa. Si può dunque dire che le persone che risentono l’angoscia della morte hanno più possibilità degli altri di fumare al fine di diminuire l’angoscia stessa. Ad un certo punto, può essere che abbiano bisogno di sviluppare un cancro ai polmoni. Ma per rimanere in vita, non per morire. Ciò che ci hanno fatto credere è che il cancro serve ad ucciderci. Ora, è confondere la punta dell’iceberg con la sua base sommersa, dissimulata sotto la superficie. Quando il saggio punta la luna col dito, lo stupido guarda il dito…..
Infatti, il cancro assomiglia ad un testimone che si infuocherebbe su di un pulpito pur di segnalarci una disfunzione. Ma non è il problema principale, si accontenta di attirare l’attenzione su quest’ultima. E di indicare che se non risolviamo questo problema, se ci rifiutiamo di evolvere, moriremo di non essere appunto evoluti, con questo cancro.
Non si muore quindi di cancro, ma con un cancro, con la colpa di non averlo saputo utilizzare con saggezza per cambiare quanto era necessario nella nostra vita, per adattarci ad un nuovo ambiente.
Sappiamo tutti che esistono dei casi di guarigioni spontanee, riportate anche scientificamente (Case Report). Esse avvengono senza l’intervento di un guaritore, di un medico o di una Medicina, in base alle sole competenze umane e personali. Ciò significa che noi abbiamo la capacità di sviluppare dei tumori perché ne abbiamo bisogno e che abbiamo anche la capacità di fermarli nella stessa modalità con cui li abbiamo attivati, il giorno in cui non ci servono più.
Posso personalmente testimoniare di avere assistito a centinaia di guarigioni spontanee durante i miei trenta ultimi anni di pratica medica. Non ne sono io il responsabile.
Affermare ciò significherebbe rubare il merito ai pazienti che sono riusciti a cambiare grazie alla loro malattia.
Un cancro è dunque un veicolo evolutivo. Se avete raggiunto la vostra mèta, sarebbe insensato rimanere dentro quel veicolo, di conservare il cancro. Vi occorre abbandonarlo.
Il miglior modo di comprendere l’influenza dell’ambiente è di presentarvi un esempio.
Storia vissuta: L’ingegnere e l’affare Dutroux
Un giorno, un paziente costretto a letto, sofferente di un’ enorme tumore della pleure in fase terminale, arriva ad un laboratorio. Era un ingegnere responsabile della sicurezza dei lavoratori dell’azienda per la quale lavorava. All’inizio della sua carriera era occorso un incidente: un cavo elettrico tra due macchinari aveva fulminato un operaio e lui, come responsabile della sicurezza si era sentito in colpa.
Quello stesso giorno ha programmato il suo tumore alla pleure.
Il ruolo della pleure è quello di proteggere i polmoni: lui avrebbe dovuto assicurarsi in anticipo sulla sicurezza dei cavi, isolando gli equipaggiamenti a rischio. Inoltre, negli anni sessanta, quando aveva saputo dell’esistenza di nuovi materiali sul mercato aveva fatto rivestire i macchinari con dell’amianto per isolarli ed evitare cavi elettrici scoperti per proteggere gli operai dalla morte.
Ovviamente i macchinari, con lo sfregamento, nel tempo hanno liberato della polvere d’amianto in loco, respirata abbondantemente dagli operai che si credevano in sicurezza, ben protetti dalle conoscenze dell’ingegnere, mentre lo stesso che aveva l’ufficio ubicato all’esterno dell’officina ne respirava molto meno. Di fatto sono gli stessi operai che avrebbero dovuto attivare un tumore della pleure se l’ambiente fosse l’unico fattore scatenante.
Anni dopo, accade un nuovo incidente: una catena si rompe, un pezzo meccanico cade e schiaccia un operaio con la sua massa. Si sente di nuovo responsabile che non ha onorato il suo titolo, pur essendo meglio pagato non ha saputo assicurare loro protezione. Ha fallito e sviluppa il suo cancro della pleure una massa voluminosa, inoperabile. È quindi condannato per la scienza.
In extremis viene a lavorare con noi e riusciamo a fargli comprendere il collegamento con quanto è occorso in officina, oltre a quanto è accaduto nella sua prima infanzia, quando una notte i suoi genitori si sono svegliati per una crisi d’appendicite del suo fratellino. Arrivati all’ospedale si sono sentiti dire che non si poteva operare il piccolo giacchè aveva finito di mangiare da troppo poco tempo. Bisogna attendere e finiscono per assistere, impotenti, alla morte del suo fratellino. D'altronde, scopriamo che in tutto il suo albero genealogico, la storia di questa famiglia è smaltata di decessi per mancanza di protezione.
Prendendo coscienza di tutto questo processo si produce un enorme declick. Nello spazio di quindici giorni, il suo mesotelioma sparisce completamente. Guarigione spontanea, riprende la sua vita, parte in vacanza, manda cartoline dal mondo a tutte le sue conoscenze, ai suoi oncologi, al suo chirurgo narrando il suo miracolo. Anni dopo, si ritrova in un mercato con le sue nipotine e di colpo le perde di vista. Ora, per comprendere bene l’importanza dell’ambiente, dobbiamo posizionarci nel contesto: ciò accadeva In Belgio all’epoca dell’affare Dutroux, un pedofilo tristemente celebre. In quell’istante il suo cervello si immagina che le piccole faranno la stessa fine di Julie e Melissa e si ripete che ha fallito nuovamente il suo ruolo di protettore. Un minuto dopo, le ritrova sane e salve che giocano tranquillamente. Ma questo terzo shock, visto che si tratta proprio della sua discendenza, è la goccia di troppo. Il giorno dopo si ritrova con una recidiva fulminante e muore dopo una settimana. E’ il mesotelioma che l’ha ucciso?
Le sue nipotine? L’amianto? La macchina che aveva schiacciato l’operaio? Il cavo elettrico del primo caso?
Il suo fratellino? No, è ciò che lui ha vissuto nella sua testa, nelle sue emozioni. Sono le sue emozioni che lo hanno ucciso. L’ambiente gioca dunque un ruolo di rivelatore e trasformatore. In un determinato ambiente avremo determinati comportamenti. Tutte le malattie sono un comportamento che la medicina considera anormali ma che sono perfettamente normali se comprendiamo in quale contesto si manifestano.
Infatti, il cancro ci permette di creare più cellule. E se abbiamo più cellule, sappiamo fare più degli altri.
Per di più ci si rende conto che queste cellule sono capaci di realizzare delle cose che le cellule normali da cui le stesse provengono sono incapaci invece di fare.
Da ciò si evince che i risentiti conflittuali che abbiamo, contrariamente a quanto credono gli psico-oncologi per ignoranza, giocano un ruolo fondamentale nella programmazione e nello sviluppo dei tumori. Ciò che ci impedisce di guarire, sono le credenze, giacché quest’uomo è morto con il mesotelioma dal quale prima aveva saputo guarire solo realizzando che non era stato direttamente responsabile dei decessi degli operai o del fratellino, ma quando la paura è stata relativa alle sue nipotine, si è costruito la credenza che meritava la pena di morte e così è morto con la sua credenza.
L’alimentazione gioca, beninteso, un ruolo molto importante sul terreno. Ma guardiamo soprattutto i nutrimenti affettivi avvelenati che si celano dietro la stessa. Dopo la Seconda Guerra mondiale, sono state introdotte nel nostro ambiente, più di 100.000 nuove molecole chimiche. Che si tratti di concime, di pesticidi, di farmaci, ne troviamo nell’acqua, nell’aria, nei vegetali, nelle frutta, negli animali ingozzati di antibiotici per divenire più resistenti alle malattie. E anche nei prodotti bio, anche se in scala minore. Facciamo il bagno nelle sostanze chimiche.
Quando analizziamo il sangue del cordone ombelicale di un neonato, ci troviamo già 250 tossine, è già ingozzato di metalli pesanti. E ci bagnamo anche in miliardi di onde radio, GSM, TV, wi-fi…
In più, siamo in perenne contatto con i nostri contemporanei, riceviamo quindi i pensieri e le emozioni del nostro entourage, ci immergiamo in un bagno sensoriale, in un bagno sociale.
Non ci sono che due tipi di soluzioni a fronte di questo tsunami di informazioni: o si cerca di lottare contro ciò che viene percepito come un’ aggressione, dove il combattimento è perso in partenza visto che si è miliardi contro uno, o ci si cerca di adattare. Ora, il corpo ha una capacità di plasticità straordinaria che è quella di trasmutare, di trasformare le cose. Abbiamo la capacità di adattarci al nostro ambiente chimico, fisico, psichico, familiare, sociale, politico, nazionale. Abbiamo delle capacità a noi sconosciute, come suggerisce il film “Lucy” di Luc Besson, che ci mostra ciò che potremmo realizzare se utilizzassimo più del 10% dei nostri geni e la piena capacità del nostro cervello.
Allora, quando serve il cancro? Ebbene, quando dobbiamo imperativamente reagire per adattarci intelligentemente all’alea della vita? Di fronte allo sconosciuto, all’imprevisto e all’apparentemente inutile, noi abbiamo la possibilità di produrre degli anti-corpi, di “lottare contro”. Il prefisso latino “im” significa “senza”. In francese Im-(m)unité significa “non unità”. Ciò vuol dire che ogni volta che non restiamo nell’unità siamo in una lotta. Ora, noi siamo persuasi che gli anticorpi sono presenti in noi per lottare contro il cancro. Ma il cancro non è il nemico. E’ il nostro alleato in termini di evoluzione. Noi non abbiamo prospettiva, visione a lungo termine, noi viviamo piccolo, striminzito, senza conoscenza di dove veniamo e di dove vogliamo veramente andare.
Se voi ascoltate la lingua francese con un orecchio cabalistico, senza ombra di dubbio avrete già sentito che il termine tumore si può scrivere “tu muori”. E cosa rappresenta il contrario di “tu muori? “ tu sei in vita, tu envie” E’ anche la prima domanda che pongo ai miei pazienti, soprattutto a coloro in fase terminale, che vengono in consulto. E’ questa la frase magica: “ Di cosa avete voglia?” Alcuni non sanno neanche rispondere, sono dei morti viventi. Allora, per provocarli, letteralmente “metterli sulla via”, dico loro: “siete in depressione e il pronostico che vi hanno fatto che morirete si realizzerà perché state credendo a questa profezia. Ma se voi cambiate, potrete vivere e guarire”
Storia vissuta: il bambino e il cane grande
A questo proposito, ho appena vissuto una storia magnifica. Uno dei miei confratelli e sua moglie (infermiera), mi portano la loro figlia adolescente di 14 anni colpita da un linfoma hodgkiniano (di Hodgkin) in fase terminale.
E’ scarnata, prostrata, senza energia, già quasi un cadavere. Quando le chiedo di cosa ha voglia, non sa neanche lei cosa dire. La provoco volontariamente sino a quando, finalmente irritata, riesce a dirmi che vorrebbe un cincillà.
La madre, un po’ maniaca, non sembra afffatto lieta di questa sua voglia. Le chiedo quindi se preferisce che sua figlia possa essere ancora viva con un cincillà o sicuramente morta senza.. I genitori, senza esitare un secondo si precipitano nel primo negozio di animali. La ragazza osa allora dire a sua madre che preferisce un chiwuawua.
Torna in studio con lui, contenta, ma due giorni dopo scopre che il cane è destinato a morire. La ragazza lo riporta al negozio di animali e una volta là osa ancora di più e chiede un cane grosso uno Shiba Inu. Questo cane rivoluzionerà il sistema familiare mortifero. Contrariamente ai pronostici medici, la piccola non muore e, al controllo successivo, non si può che constatare una guarigione spontanea totale. La ragazza ha una reazione magnifica. Ci dice che vuol seguire degli studi di psicologia per poter trasmettere a tutte le persone malate di cancro l’esperienza che ha appena vissuto.
La decodifica simbolica di questo successo insperato potrebbe essere: CHI(E)N/CHI/LA= Elle a le CHI avec le chien – lei ha il CHI con il cane CHI/HUAHUA (WAWA)= CHI avec le chien (ouah-ouah significante cane nella lingua dei bambini) CHI con il cane SHI=CHI/BA/I/N(O)U= nous (noi la famiglia) abbiamo il CHI con il cane (chien) CHI(E)N) è il seme i (yod) del Padre (AB) in ebraico HODGKIN= H (il portatore del chi)-ODG (God, dog)¬-KIN(KANIS, cane in latino) Il CHI presso i Cinesi è l’energia vitale che circola in noi, e il cane rappresenta il guardiano degli inferi e delle passioni cani-culari.
Secondo livello: i comportamenti
Contrariamente a quanto possiamo credere, lo sviluppo di un cancro non è inintelligente e anarchico, bensì segue esattamente lo sviluppo della vita. Ora, questa comincia dal nulla. Poi arriva il big-bang, con della luce, del suono e degli odori. La prima cosa che appare è il mondo astro-minerale, quello degli atomi.
Esiste una invariante in materia di vita, che comprende sempre un nucleo, del vuoto e qualche cosa attorno.
Ciò si ritrova anche nel mondo astrale: il sole, dello spazio intersiderale e dei pianeti che fanno la loro rivoluzione intorno.
In alchimia, quando si fondono due atomi, si può creare un nuovo atomo: questo è ciò che si chiama trasmutazione.
Inoltre, la fusione di due atomi di idrogeno da’ vita ad un atomo di elio. In chimica, degli atomi possono attaccarsi l’uno all’altro per creare una molecola. Le molecole possono quindi associarsi per creare delle macromolecole, come, per esempio, il DNA. Quando queste macromolecole si contornano di una fine membrana, diventano dei micro-organismi, dei probiotici, dei batteri. Anche qui, nell’evoluzione, due batteri possono fondersi tra loro e uno dei due può divenire all’interno dell’altro ciò che si chiama in citologia, un mitocondrio. Oppure, due batteri arrivano a creare una pre-cellula. Durante questa evoluzione, si constata che dei virus possono entrare all’interno dei batteri e delle cellule per iniettare il loro pezzetto di DNA o di RNA nel nucleo. Recentemente, si è anche fatta una scoperta appassionante. Due portatori di AIDS sono riusciti ad integrare nel loro genoma il virus dell’ AIDS. Una volta integrato nei loro geni, il virus è divenuto loro. Non erano più quindi in immunità bensì in unità con il virus, non avevano quindi più bisogno della malattia e non l’hanno più sviluppata. Guarigione spontanea.
Sequenziando il nostro genoma, si è scoperto che contiene l’8% di geni di origine virale. In seguito, appaiono le cellule ugualmente costituite da un nucleo, da un vuoto e da una membrana. Una cellula può quindi moltiplicarsi ugualmente. Si, in uno stato embrionale, questa piccola sfera comincia a formarsi. Quando ci mettete vicino un cancro non potete fare differenza. Sono due cellule che si moltiplicano per creare una piccola sfera che assomiglia ad una mora. Poi le cellule andranno a differenziarsi e migrare per dare la nascita a tutti i nostri organi. Anche con il cancro, delle cellule, più o meno differenziate, migreranno. Ciò si chiama metastasi, dal greco meta-stasis, significante “che si ferma” (stasi) al di là (meta) del tumore primitivo.
Già nell’embrione, delle cellule ceppo più o meno differenziate possono migrare attraverso la placenta e creare metastasi ovunque nel corpo della madre. Ciò si chiama, in epigenetica, la chimerizzazione, in cui la madre diviene una sorta di chimera, un personaggio della mitologia greca composto da cellule di differenti esseri.
Si opera uno scambio di cellule tra la madre ed il figlio. Delle cellule della madre si distaccano per fare metastasi ovunque nell’embrione e nel feto e delle cellule del bambino attraversano la placenta e si vanno ad impiantare ovunque nel corpo della madre. Quando una madre dice: “ho i miei figli in testa e nel cuore” è biologico, è cellulare.
Ma ciò significa anche che ogni donna porta in sé del DNA dell’uomo con il quale ha concepito i suoi figli. Ora, il DNA è sensibile, reagisce alla luce, ai suoni, alle emozioni, agli ormoni.
Dunque tutte le donne portano in loro, contemporaneamente, delle cellule della propria madre, dei propri figli, del DNA del proprio padre e del o dei padri dei loro figli. In tutto ciò possono sviluppare un cancro, se necessario. Ma, per svilupparlo, bisogna che ci sia un conflitto. E’ per questo che è interessante mettere a posto i problemi di divorzio, visto che la separazione non regola tutto.
Terzo livello: le (in)capacità
Il parallelo con l’Evoluzione continua con l’organizzazione: le cellule cominciano in seguito a spostarsi e si vedono apparire le stesse invarianti. Esse creeranno non più una sfera di cellule, ma degli strati sferici concentrici di cellule, chiamati foglietti embrionali: uno strato interno, l’endoderma, ed uno strato esterno, l’ectoderma. Dei tumori prendono origini da ciascuno di questi tessuti, ma non reagiscono assolutamente nello stesso modo. In seguito nell’evoluzione appare la polarizzazione: il verme di terra non è che un tubo digestivo con un davanti ed un dietro. Quando comincia a raddrizzarsi nell’antenato lontano dell’essere umano, appaiono un alto, un basso, una sinistra ed una destra. Si constata la stessa cosa in un tumore, esso è polarizzato, vascolarizzato. Ora, questo non è un processo anarchico, ma il frutto di una perfetta programmazione genetica.
Dunque un’organizzazione intelligente, chiamata “disegno intelligente” presiede alla crescita di questo tumore come a quella degli embrioni e di tutte le forme di vita. Il tubo digestivo primitivo del verme di terra da cui abbiamo ereditato, svilupperà durante il corso dell’’evoluzione, una quantità fenomenale di tumori. Con il tempo, esse hanno mostrato quando e a cosa esse stesse potevano servire. L’ipofisi, le tonsille, la tiroide, i polmoni, il cuore, lo stomaco, il fegato, la milza, il pancreas, le surrenali, i reni, le gonadi, la prostata, le ghiandole mammarie…. Tutte queste escrescenze del tubo digestivo originale, hanno dato vita agli organi di cui conosciamo perfettamente, oggi, la funzione. Ma non credo che il verme di terra all’epoca sapesse che questi tumori avessero un senso in termini di evoluzione. Se si osservano i tumori, si constata un parallelismo stupefacente con lo sviluppo dell’ embrione: si tratta sempre di qualcosa che cresce con una sfera al’inizio. Questo si chiama un polipo. Non siamo altro che una successione di polipi intestinali o altri. L’ultimo stadio di questa crescita embrionale è che la sfera si scolpirà all ‘estremità. Ciò si chiama apoptosi, il suicidio cellulare. Cosicchè il polipo che si era sviluppato all’estremità del corpo diviene una mano su di un braccio.
Grazie al cancro, visto che ci sono più cellule, si può andare più lontano, più veloce, più forte. Nel cancro endodermico, si constata che si creano dei nuovi organi. Qui il cancro innova, crea, costruisce. Il cancro ectodermico, lui, rinnova, ricrea, ricostruisce. Quando ci rompiamo un osso, si crea un tumore intorno. Lo si chiama callo osseo: è una proliferazione molto veloce di cellule giovani che servono a consolidarlo. Immobilizzando il membro rotto, si permette di evitare lo sviluppo “cancerogeno” del callo. Qui si tratta di un buon tumore. Salvo che tutti i tessuti d’origine ectodermica che sono rovinati, sia che si tratti di muscoli, di tendini, creano una massa attorno ad essi, una calcificazione, che sono altrettanti tumori di riparazione.
Per contro, ogni volta che appare un tumore sulle strutture digestive, è per crare un organo supplementare, per permetterci di fare qualche cosa che oltremodo non potremmo fare.
Quarto livello: i risentiti conflittuali
L’essere umano, quando non si può adattare ed evolvere, regredisce, involve in bestia nel mondo animale, come gli hoolligans, per esempio. Per contro, certe persone si trovano talmente a disagio con la loro umanità, che regrediscono nel mondo vegetale, a vegetare, radicati nel loro divano davanti la postazione della televisione. E poi ci sono coloro che regrediscono nel mondo micro-mico-batterico-virale, queste sono infette, puzzolenti, dei macerati di emozioni imputridite. E altri ancora regrediscono più lontano, nel mondo minerale. Questi ultimi diverranno pietre, marmorizzati, con il cuore di pietra, affilato e freddo come il metallo. Infine, ci sono quelli che non ne possono più di questo mondo e partono verso il mondo astrale, sulla luna, nelle stelle, sfuggono verso il mondo della psicosi. E’ talmente più facile imputare la responsabilità agli altri piuttosto che a sé stessi…
Poi arriva lo stress evolutivo, spesso dovuto ad un incidente “gli sta bene” dirà il nostro entourage. In questo caso la disavventura che arriva è effettivamente un beneficio. Quando si casca per terra, abbiamo già un piede nella fossa. La caduta segnala che è tempo di risollevarsi, che non si è più nel corpo, che si era già in partenza. Tutte le situazioni di stress sono dunque provvidenziali se le si osservano da una prospettiva evolutiva e di guarigione. Lo si può abbordare con humor, con poesia, con filosofia ed intelligenza. Boris Cyrulnik ricordava, recentemente, che i primi a morire nei campi di concentramento, non erano stati quelli in apparenza meno forti, ma gli atleti. La loro massa di stress di non potersi più allenare, di essere costretti ai lavori forzati, li ha fatti sparire per primi. Per contro, la maggioranza dei poeti e dei filosofi sono sopravvissuti perché detenevano le chiavi della trasformazione. Ciò che ci fa morire è la mancanza di poesia, di filosopia e di saggezza nella nostra vita.
Quinto livello: le credenze
La credenza popolare è che il cancro è una fatalità, una maledizione celeste, un granchio che vi prende tra le sue chele e vi rosicchia inesorabilmente. E’ falso, visto che numerosi pazienti sono guariti spontaneamente, anche se, ben inteso, non sono ancora la maggioranza. Allora, vi propongo una nuova immagine mentale: il cancro è una benedizione nel senso primario del termine, per interrompere l’involuzione e rimetterci nel cammino della nostra evoluzione, potendo ben dire tutti i nostri segreti e maledizioni.
Sesto livello: l ‘identità
Allora che cos’è il cancro? La definizione ufficiale è: “un nuovo sviluppo (neoplasia) di tipo embrionale ma qualificato dalla oncologia cominciando dalla proliferazione supposta anarchica ed incontrollabile di una cellula del corpo divenuta immortale”.
Interessiamoci un istante a ciò che recita la neurolinguistica su questi termini dei mali:
- Nei paesi nordici, la radice del termine cancro viene da Kraken in norvegese, un mostro marino tentacolare mitologico.
In olandese, Kraken significa “strappare, stritolare…” allora è compito del paziente preso da un cancro chiedersi: “qual è la cosa che mi sta stritolando nella mia vita?”
Il verbo kankeren in olandese significa “ pestare, fulminare” ma può anche scriversi kan keren, che significa “che può rivoltarsi, ritornare. In altri termini, uscire dall’involuzione per ritornare nell’evoluzione.
In francese, spagnolo, inglese e italiano, la radice viene dal greco Karkinos, un altro mostro marino mitologico, il granchio.
In francese antico, il termine “mostro” significava “mostra”. Esso ci mostra che non siamo nella buona direzione, quella della vita, e ci trattiene per evitarci di andare più avanti verso la morte. - Anarchia viene da anarkhia che significa “assenza di un capo, di un maestro”. Ciò vuol dire che quando non si è più nel nostro tempio, non c’è più il maestro di bordo e qualunque memoria ancestrale o ambientale può prendere il controllo di noi. E in ebraico, il prefisso an viene dalla lettera alef che collega il Creatore alla sua creazione. Anarchia significa che il legame, l’arcobaleno, l’arca dell’alleanza è rotto. D’altronde tutti i guaritori affermano che non c’è guarigione senza il legame con Dio.
- Im-mortale significa che non è “mortale”.
- La terminazione ome (“tumore”) caratterizza tutti i cancri: sarcoma, carcinoma, melanoma, prolattinoma, adenoma, la si ritrova anche, foneticamente, in epitelioma. E cosa ci dice il cancro a livello linguistico? Il mantra OM o AUM per gli Indiani, rappresenta la sillaba sacra universale, il suo originale, la sorgente di tutta la vita. Quindi, ascoltando questa terminazione, gli stupidi vanno nel panico mortale, mentre i saggi ascoltano il mantra della vita.
- Infine, quali sono i verbi psicomotori specifici del cancro? Crescere, sviluppare, innovare, rinnovare, spostare, delocalizzare, evolvere. E’ quanto rimane da fare per essere parte di questa élite che guarisce spontaneamente dal cancro. E come in tutte le élites (“piccolo numero” in greco), essa è chiamata a crescere e metastasizzare nel mondo, come alla Pentecoste nella cristianità.
Settimo livello: il progetto
Qual è lo scopo del cancro? Da quale intenzione positiva procede? La risposta della Programmazione neuro-linguistica (PNL) è che tutte le cose nuove (nèo) sviluppate (plasia) derivano da una voglia (in francese envie en-vie=voglia in vita), o da un’intenzione positiva ed evolutiva per rispondere ad un bisogno nuovo ed un progetto intelligente di vita il cui senso sarà rivelato durante l’uso.
Ottavo livello: il buon senso
Il buon senso popolare del significato di un tumore è un’evidenza. Se tu arrivi a “morire a”, cioè se elabori “il lutto di”, allora tu non devi più “morire con” il tuo cancro. Tutte le persone che ho visto guarire, anche quelle in fase terminale, sono coloro che hanno accettato di elaborare un lutto di qualche cosa di enorme, spesso ben chiusa perché troppo dolorosa, per in seguito osare realizzare la loro voglia (en-vie) profonda.
Nono livello: la saggezza
Grazie a questo lavoro sul lutto, a volte karmico, a volte transgenerazionale, a volte perinatale, a volte relativo alla prima infanzia con l’acquisizione della parola, si può morire a ciò che ci uccide e scegliere l’opportunità che questa crisi ci ha offerto, di cominciare la nuova e miglior vita che ci si presenta. E’ d'altronde il senso del termine crisi che in cinese è rappresentato dall’associazione di due ideogrammi: “pericolo di morte” e “opportunità”.
Conclusioni
Allora, quando serve il cancro? Quando ne abbiamo veramente più bisogno per riuscire ad adattarci ad un mondo divenuto folle, sottoposto ad un cambiamento perpetuo che accelera senza posa. Ma il cambiamento è la vita.
Inoltre, piuttosto che limitare la velocità dei nostri veicoli-corpi sempre più performanti, impariamo a divenire dei piloti di formula uno che non girano più in tondo bensì incidono con allegria e buonumore sul cammino della Vita.
Quindi, con il cancro, muovetevi per sentire, sentite per comprendere, comprendete per ben comunicare ed infine comunicate per stare bene.
Quali strumenti utilizzare per guarire?
Come facilitare la guarigione e lo stare meglio? Cos’è che programma i nostri comportamenti maledicenti? In cosa la malattia è una soluzione arcaica di sopravvivenza del cervello, che ci offre un soprassedere quando non troviamo la soluzione mentale di superamento intelligente per evolvere e vivere meglio? Come ridare un senso alla propria vita, ritrovare le proprie voglie e motivazioni profonde quando si è depressi con una malattia grave, detta incurabile, un incidente o un handicap? In fondo che cos’è la “mal a dit” (in francese male a dire).
Per saperlo, al di là dell’”omeopatia sensibile” che sperimento con successo da ormai trent’anni, ho creato per i miei pazienti un dossier globale di decodifica bio-medica: una vera inchiesta alla maniera di Sherlock Holmes, il cui autore, Sir Conan Doyle, era d'altronde medico ed allievo del professor Bell, brillante osservatore clinico.
Questo lavoro di ricerca e di organizzazione di informazioni, permette di evidenziare ciò che si ripete regolarmente, nel nostro presente, dal vissuto dei nostri antenati (albero genealogico terapeutico), dei nostri genitori (perinatalità) e del nostro (auto-mito-biografico). Questa combinazione di strumenti permette di reperire e coscientizzare i programmi, spesso trasmessi attraverso le nostre memorie transgenerazionali inconsce, che ci impediscono di realizzare i nostri sogni e le nostre voglie in un futuro immediato. Produce in seguito la possibilità di lasciar andare questo programma di credenze limitanti, valori e risentiti per proporne uno nuovo, naturale, atto a modificare la rappresentazione mentale che ci siamo fatti e a rendere così possibile la realizzazione dei nostri sogni, progetti e desideri, in tutta sicurezza.
Questo articolo costituisce un estratto della conferenza del Dottor Eduard Van den Bogaert, espletata nel quadro Del Congresso Eureka “Cancro: la fine di una malattia di civilizzazione” organizzata da Pianeta Quantico ad Aix- En Provence, il 22 ne 23 novembre 2014. A cura di Bernard Deloupy.
Per maggiori informazioni sul lavoro del dottor Van den Bogaert: www.evidences.be
Esercitante la professione di medico di famiglia a Bruxelles, Eduard Van den Bogaert promuove la Nuova Medicina Integrativa, che ricorre notoriamente alla decodifica Biomedica e all’Omeopatia Sciamanica. E’ il precursore del Dizionario dei codici biologici delle malattie” e l’autore del Libro “HomSham” (Ed. Quintessence). Condivide le sue Conoscenze in numerosi paesi attraverso dei seminari di decodifica biomedica delle malattie, aperte ai medici, curatori, persone malate.
Info: www.evidence.be
Le cancer n’est pas le problème, mais le simple avertisseur d’un grave problème sous-jacent à résoudre d’urgence.
Il cancro non è il problema, ma il semplice avviso di un grave problema nascosto da risolvere con urgenza.
Le cancer est notre allié, il sert à nous adapter à des situations conflictuelles
Il cancro è il nostro alleato, serve a farci adattare a delle situazioni conflittuali.
À l’image de la croissance embryonnaire, la croissance tumorale est le fruit d’une parfaite programmation génétique.
Come la crescita embrionale, così la crescita tumorale è il frutto di una perfetta programmazione genetica.
À l’heure où le « crabe » nous broie, posons-nous la question: « Qu’est-ce qui me broie dans ma vie » ou « En quoi suis-un crabe? »
All’ora in cui il “granchio” ci stritola, chiediamoci: “Cosa mi sta stritolando nella vita?” oppure “in cosa sono un granchio”?
Dall’onnipotenza all’umiltà: l’esempio del cancro al pancreas
Assistiamo oggi ad un’epidemia di cancro al pancreas. Pan in greco significa « tutto ». In decodifica simbolica, il PAN/CRE/AS è dunque « l’asso che crea tutto ». Non mi riferisco al pancreas esocrino, in rapporto con il diabete, ma l’antico pancreas, il « cancro » del tubo digestivo.
Quando se ne sviluppa uno, è per creare in anticipo. E’ proprio lui che rappresenta uno dei più cattivi pronostici, in generale qualche mese di vita.
E’ sbalorditivo che un numero importante di personaggi celebri li producano, il più conosciuto è stato Steve Jobs, l’asso che ha creato tutto e ha fatto di Apple il numero 1 dell’informatica, pur avendo sopravvissuto sette anni, può darsi grazie alle medicine alternative alle quali si è rivolto.
In Belgio, due primi ministri sono morti con, Jean Luc Dehaene e Wilfried Martens, come pure il direttore della moneta, Gèrard Mortier.
Picchia preferibilmente sulle persone che sono confrontate a situazioni di grandi responsabilità creative.
Il pancreas ha la funzione di fabbricare gli enzimi più potenti per il tubo digestivo. Quando si sviluppa questo tipo di cancro, è dunque per produrre degli enzimi ancora più potenti, per divenire onnipotenti ed essere capaci di digerire tutto. Se c’è un paziente ben rappresentativo di questa patologia di onnipotenza, questi è proprio Steve Jobs. Egli a più riprese durante il suo percorso, si è confrontato con l’impotenza di dover digerire degli abbandoni. Questo cancro è collegato ad una forma di ingiustizia.
D’altronde, il pancreas ha una forma di spada, la spada della giustizia.
Sono dei geni che combatteranno, ma come in Excalibur, finiranno per rompere la loro spada e la dovranno quindi riparare per essere ancora più potenti.
Recentemente, una paziente è guarita da un cancro al pancreas con Metastasi. Avevamo fatto tutto un lavoro con mia moglie sulla sua genealogia, la sua perinatalità, in concerto ad un lavoro di un magnifco guaritore filippino, Alex Orbito, un uomo di una umiltà e di una semplicità stupefacenti.
La combinazione di tutto questo lavoro ha fatto sì che è guarita spontaneamente.
Con il nostro aiuto naturalmente, ma insisto e sottolineo che è lei che si è guarita.
Negli Stati Uniti, si parla oggi di medicina cooperativa. La cooperazione è, innanzi tutto il paziente e poi il terapeuta. La combinazione dei due farà sì che domani avremo compreso il senso, i benefici della malattia per risolvere i problemi mortiferi a lei connessi.
Dunque non si muore di un cancro al pancreas ma con un cancro al pancreas, per non aver saputo utilizzare con coscienza l’onnipotenza e rientrare nell’umiltà avendo accettato di non poter tutto digerire, dirigere, creare, trasformare da soli.
Dal conforto all’adattamento: l’esempio del cancro alla tiroide
E’ una delle forme di cancro che si sviluppa di più attualmente.
Quando la tiroide appare nell’evoluzione? Quando ne abbiamo bisogno.
E a cominciare da quando abbiamo questo bisogno? Ebbene, quando siamo usciti dall’acqua. I pesci non ce l’hanno, in quanto vivono nel mare che regola la loro temperatura corporale. Come per alcuni tra noi, d'altronde, che vivono sempre con la loro madre.
Al caldo dalla Mamma, tittando al seno simbolicamente o realmente. Ma ad un certo punto, anche Tangy doveva uscire dalla madre, così come i nostri antenati sono usciti dal mare. E, quando si abbandona il bozzolo familiare, bisogna lavorare.
Altrimenti non si può pagare la bolletta del riscaldamento, si ha freddo.
Quando un pesce esce dall’’acqua, volontariamente o accidentalmente, la prima cosa che lo uccide è la disidratazione. La seconda cosa è il raffreddamento o il surriscaldamento, perché non ha la capacità di autoregolare la propria temperatura.
E’ quello che si chiama omeoteremia.
Quando si seziona un pesce dopo averlo tirato fuori dall’acqua e che sia morto, si constata che ha sviluppato due cancri: uno a livello del suo tubo renale primitivo, visto che non si bagna più nella profusione acquosa per trattenere le proprie acque, e l’altro a livello dell’arcata brachiale per creare una tiroide termoregolatrice.
La tiroide è un organo legato ai cambiamenti e all’adattamento rapido.
Gli ormoni tiroidei hanno la funzione di accelerare il processo evolutivo, i metabolismi, quindi come il processo canceroso, ci permettono di adattarci più velocemente.
Inoltre, ai giorni nostri, ci confrontiamo quotidianamente con un considerevole numero di esigenze di adattamento, sviluppando sempre più cancri della tiroide, visto che ci dobbiamo adattare sempre più velocemente e a tutti i livelli, professionale, familiare o sociale. E’ la necessità di un cambiamento rapido e fondamentale che esplica, a mio avviso, l’aumento crescente di queste patologie nel mondo, piuttosto che le fughe radioattive delle centrali nucleari di Chernobyl o di Fukushima.