Crisi, conflitti, catastrofi e malattie… che fare?
Le crisi, i conflitti e le catastrofi, generano sovente dei numerosi “impasse” da cui ci sforziamo di uscire al più presto. Queste noie, quanto numerose e pesanti siano, non sono altro che la punta dell’iceberg. Esse nascondono, di fatto, una difficoltà di fondo ben più radicata.
Lavorare sulla punta dell’iceberg e quindi sulla risoluzione delle preoccupazioni apparenti, offrirà solo un aumento momentaneo della qualità della vita. Potremmo anche dire che, più la soluzione apparente sarà rapida, più l’aumento del benessere provato dalla persona sarà illusorio.
Diremo che questa constatazione è valida per le malattie e i sintomi ad esse legati.
Tuffiamoci insieme in una metafora per illustrare questo proposito:
Immaginate che vi ritrovate con la cucina un po’ inondata d’acqua tutti i giorni. Non riuscirete a far credere per molto che tale situazione non vi disturbi. Raccogliere e spazzare l’acqua senza comprendere da dove proviene non risolverà la situazione, anche se la potreste realizzare come un’avventura da cogliere con gioia e creatività!! Vedere l’acqua riapparire ogni giorno, finirà per farvi disperare. Ma anche prendere coscienza dell’origine della fuga senza ripararla o lavare il pavimento e basta non risolverà . Al contrario, potrebbe arrivare ad inondarsi tutta la vostra casa.
Il grado di frustrazione, di collera o di tristezza che proverete a non agire, diventerà proporzionale alla quantità di acqua che inonderà la vostra casa. Cosa c’è di più difficile che vedere una situazione imporsi e non sapere come agire per arrestarne il processo?
Mettiamoci ora nel presente in un altro contesto:
Immaginate che avete scoperto che dell’acqua si infiltra dolcemente nella stiva della vostra barca. I vostri comportamenti sarebbero gli stessi? Rimandereste la riparazione della fuga d’acqua? Vi accontentereste solo di raccoglierla? O il fatto di immaginare il dolore atroce della morte per annegamento vi spingerebbe ad agire altrimenti?
Immaginate ora che non avete reagito alla visione dell’acqua che s’infiltrava nello scafo, che avete chiuso gli occhi e che, da questo fatto, vi ritrovate in mare aperto con la stiva sott’acqua… vi mettereste a correre freneticamente in tutti i sensi rovesciando al vostro passaggio metà dell’acqua raccolta disperatamente con un secchio?? Vi battereste fino allo sfinimento per svuotare secchio dopo secchio, uno alla volta?? O restereste immobili, inibiti nella disperazione e nell’incapacità di non saper cosa fare??
Facendo un quadro del cancro, il corpo non è invaso dall’acqua ma dalle cellule.
Immaginate ora, come la credenza collettiva veicola, che delle cellule maligne inondino tutto il vostro corpo così come descritto nel contesto dei cancri che fanno metastasi. Parallelamente vi accontentereste solamente di raccogliere le metastasi, a livello chirurgico, chemioterapico o radioterapico, che, come l’acqua, si infiltrano dappertutto, o vi occupereste dell’origine di questa moltiplicazione di cellule, cercando in ogni angolo del vostro corpo?
Quando le malattie, dette gravi, affiorano, le persone si perdono, spesso, nelle molteplici azioni e terapie o, contrariamente, non tentano nulla. Certe persone corrono ovunque o si battono per svuotare i loro corpi dai sintomi mentre altri languiscono in un angolo…. Allo scadere del tempo che loro rimane, rosi dallo stress che ha nutrito le loro attitudini rispetto alla malattia, esse muoiono pensando di aver fatto tutto ciò che credevano di sapere e tutto quanto era in loro potere.
Cosa possiamo trarre quindi da queste metafore di vita?
- Agire e sistemare unicamente i sintomi apparenti non serve a nulla nel lungo termine.
- Agire e sistemare in maniera sì creativa, qualunque preoccupazione apparente o i sintomi rivelatori, porta allo sfinimento, allo scoraggiamento e alla disperazione.
- Scoprire il problema di fondo, senza agire su nessun piano, aumenta ancora più velocemente l’entità del danno.
- Una serie di azioni inefficaci uccide tanto quanto l’immobilismo.
- In tutti i casi è meglio agire direttamente, sia in superficie che in profondità, dal momento in cui si è scoperta la fuga (d’acqua), soprattutto senza attendere che la situazione peggiori.
Conclusioni di queste metafore:
Potremmo dire che, palesando unicamente i sintomi apparenti, ci si suicida a fiamma lenta, consciamente o inconsciamente, e, quando si scopre invece il problema di fondo dietro ai sintomi apparenti senza nulla fare, ci si suicida in maniera più folgorante.
E’ conveniente quindi agire preventivamente onde divenire veloci e capaci nel fronteggiare ciò che cede nelle nostre vite.
In generale, il solo e unico problema di fondo che sottintende ogni malattia cosiddetta grave, non è altro che quello di essersi rifiutati di cambiare massivamente e di adattare nella giusta maniera la propria vita nel momento in cui le malattie insorgono.
Come ha detto bene il Dr. Bernie Siegel: “Il solo errore nella vita è quello di non vivere fin che siamo vivi”.
E che cosa è vivere, se non divenire? E che cos’è divenire se non evolvere adattandosi intelligentemente?
In cinese, la parola “crisi” è rappresentata da due ideogrammi: il primo significa pericolo di morire con ciò che rifiutiamo far morire e il secondo significa opportunità di nuova e miglior vita.
Nel linguaggio prefrontale (Linguaggio degli Uccelli), si sviluppano dei mali o malattie quando argomentiamo con gli altri perché non si riesce ad intendersi bene e quindi a dire bene (benedizione). La maledizione, ossia che ci intendiamo male e quindi male a dire, necessita di una malattia per permetterci così di mettere le parole giuste sui mali che si traducono nelle malattie che risentiamo. Questa comprensione ci permetterà allora di porre in essere le azioni adeguate per voltare pagina e passare a nuova e miglior vita.
E quindi è capitale ripensare alle malattie e posare uno sguardo nuovo su di esse, al fine di smettere di combatterle a morte, in maniera militare, violenta e semplicistica.
Ogni crisi, ogni conflitto, ogni catastrofe e ogni malattia sono come tanti inviti a rimettere in dubbio i nostri modi di Essere sè stessi e di essere in relazione con gli esseri degli altri 7 regni. Si tratta di un invito a pensare, a risentire, a fare e ad avere differentemente, al fine di uscire dalle situazioni che creano malessere in noi.
Noi tutti dobbiamo morire a dei modi di essere, a delle credenze, dei risentiti, dei comportamenti, dei luoghi e delle cose verso i quali siamo troppo leali, per poter così cambiare il nostro punto di vista rispetto alla vita. Se non lo facciamo, rischiamo di morire prematuramente con questi modi di essere, queste credenze, questi risentiti, questi comportamenti, questi luoghi e queste cose.
Il primo passo è quello di riflettere sulle situazioni che ci fanno risentire un malessere.
Cosa può far sì che noi siamo così dipendenti, possessivi e attaccati a questi modi di essere, queste credenze, questi risentiti, questi comportamenti, questi luoghi e queste cose?
Come superare le psicorigidità, le certezze e le paure che ci impediscono di entrare in relazione a, e di adattarci? Cos’è che fa sì che restiamo « braccati » e diveniamo anche ossessionati di fronte a certe situazioni?
Si tratta spesso di una incapacità di gestire la potenza del nostro funzionamento cerebrale. Siamo prigionieri del nostro mentale, delle nostre credenze su noi stessi e sugli altri. E così facendo, più ci attacchiamo a qualcuno o a qualcosa, più il nostro malessere aumenta e più noi ci sentiamo incapaci di vivere su terra sino ad anche, a volte, volerne morire. E affondiamo. Rifiutiamo l’apertura, l’apprendimento, la riflessione e il cambiamento che conducono all’adattamento e alla serenità.
Imparare a gestire il nostro cervello ci può ben evitare delle sofferenze:
Smettete di aspettare che siano attuati nelle scuole dei corsi per potenziare l’efficacia del funzionamento del cervello.
Diventate capaci a gestire ed utilizzare con creatività, il vostro patrimonio cerebrale.
Siate un esempio per i vostri figli nell’espletamento del vostto potenziale cerebrale in tempi di crisi, di conflitti o di catastrofi.
E’ urgente uscire dai nostri disturbi psichici, dai nostri stati nevrotici e psicotici, imparando a gestire il funzionamento del nostro cervello.
Avete coscienza delle conseguenze della all-out di distribuzione di antidepressivi per nascondere i mal-esseri?
Come possono dei bambini imparare ad attraversare delle crisi, delle catastrofi o delle malattie, avendo per esempio dei genitori che si « ingozzano » di antidepressivi e/o di ansiolitici di tutti i tipi?
Le conseguenze si fanno già talmente sentire che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Salute) ha dovuto destinare dei fondi per creare delle strutture di gestione dei disturbi psichici nei paesi cosiddetti civilizzati.
Imparate ad evolvere in piena sicurezza :
Scoprite le tecniche di gestione della mente per evolvere a piccoli passi o a grandi salti. L’abbondanza si trova nella giusta azione, nella capacità di optare per i comportamenti adeguati in funzione delle situazioni che si presentano.
Divenite capaci di agire velocemente o lentamente, con l’ampiezza o la piccolezza di ciò che vi fa sentite in conflitto verso qualcuno o qualcosa.
Il giusto movimento è la vita, l’attaccamento malato è la morte.
Osate aprire gli occhi sugli ostacoli che vi tagliano dalla serenità e che provocano sofferenza o morte prematura a lungo termine, se non li riuscite a gestire al più presto.
Smettetela di minimizzare le vostre malattie, siate all’ascolto di esse se volete che non divengano le più grandi barriere alla possiblità di realizzazione dei vostri sogni sulla terra, circondati dalle persone a voi care.
E, come solo i grandi sogni sanno fare risvegliando la forza del cuore dell’uomo per aiutarlo a sganciarsi dai suoi problemi di fondo, affinché possa vivere pienamente, noi vi auguriamo di scoprire come, senza più attendere, realizzare i vostri grandi sogni!
Buona ricerca e buona scoperta!