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Educazione alla salute: uno stato di Benessere Totale

Da madri in figlie per divenire « Donne »

Noi siamo le eredi di coloro che ci hanno messo al mondo e condotte alla vita.

E ’attraverso le nostre madri che ognuno dei nostri organi si è costituito e ha acquisito le sue funzioni. Noi portiamo, nei nostri geni, qualche loro tratto fisico, qualcuno caratteriale, doni e talenti loro, come pure quelli di nostro padre e dei nostri avi.

Ancora in molti, tra noi, devono prendere coscienza che nei nostri geni alloggiano, in contemporanea, i risentiti felici e dolorosi che ognuno dei nostri avi ha provato di fronte agli avvenimenti della vita familiare, sentimentale e professionale, dei risentiti che hanno creato in loro credenze e comportamenti che abbiamo fatto nostri mediante trasmissione del linguaggio biologico, orale e corporeo.

In altre parole, attraverso la creazione dei nostri corpi fisici in seno alle nostri madri, siamo state imbevute di forze e debolezze dei nostri genitori, come pure di quelle dei nostri antenati, paterni e materni.

Sono i nostri antenati attraverso noi che disegnano i solchi della nostra esistenza se non prendiamo coscienza di ciò che ci è stato trasmesso.

Ci basta osservare la nostra vita e quella delle nostre madri per scoprire che le problematiche che noi incontriamo sono, sovente, della stessa loro tonalità o di quella delle generazioni precedenti.

In alcuni lignaggi le donne sembrano condannate ad essere abusate, tradite, in altri rivoluzionarie, in altri ancora presentano le stesse patologie (di madri in figlie) con gradazioni differenti, mentre in altri ancora mostrano gli stessi doni, le stesse predisposizioni nelle riuscite scolastiche e professionali.

Non si dice, per caso, nel linguaggio corrente: « E’ morta della stessa malattia di sua mamma », « Sono pittrici da madri in figlie », « E’, oggettivamente, sua madre »…?

E’ rivisitando la vita delle donne del nostro lignaggio che possiamo tracciare il nostro albero ginecologico.

Gyn significa la donna, éco significa casa: possiamo quindi tradurre la parola ginecologico, nel quadro della nostra ricerca, con: ciò che non è logico nella casa della donna.

E’ attraverso l’indagine delle problematiche che le donne del nostro lignaggio hanno incontrato che noi possiamo scoprire ciò che non è stato logico, o non è ancora logico per ciascuna di loro, in seno alle loro case, ai loro nidi (familiari, professionali,….)

Le problematiche tipiche alle donne, costituiscono la tela di fondo di ciò che noi viviamo sentimentalmente, professionalmente o familiarmente.

La variazione si colloca nell’intensità e nella forma dei sintomi che si esprimono attraverso quelle problematiche, come pure nel modo in cui ogni donna si lascia infettare dal vissuto del suo lignaggio. Ciascuna, tra esse, poteva reagire in maniera differente e creativa, o in maniera identica.

Le vibrazioni delle memorie trasmesse attraverso i geni e le cellule non possono che attirare le stesse cose che, se non vengono coscientizzate e modificate dalla donna che le porta nel suo corpo, vengono ritrasmesse.

Altrimenti detto, è fondamentale fare « lo stato dei luoghi » dei problemi incontrati dalle rappresentanti femminili del proprio lignaggio se vogliamo liberarcene.

Se ogni madre potesse condurre delle indagini in seno al proprio albero e condividerlo con le proprie figlie affinchè ciò che necessitano sapere eviti loro ripetizioni del lignaggio femminile nella loro vita sessuale, sentimentale, familiare e professionale, il mondo si metterebbe certamente ad evolvere con passi da gigante.

Il ruolo delle madri sarebbe allora quello di prevenire le loro figlie dal contenuto delle memorie che portano nei loro geni e dei tipi di scenario che potrebbero attirare, di fatto, nella loro vita. Il loro ruolo diverrebbe quello di far prendere coscienza, alle loro figlie, del dolore vissuto da quelle donne , affinchè non tentino di espellere, le figlie stesse, questo dolore che le ingombra, energeticamente, emozionalmente, mentalmente, attraverso le loro lacrime o delle malattie.

L’arrivo delle mestruazioni, avvenimento biologico che segna il passaggio dalla bambina alla giovane donna, sarebbe un momento opportuno per una ragazza di ascoltare sua madre raccontarle il suo vissuto, come donna, sposa e madre.

Si tratterebbe soprattutto per la madre, di accompagnare l’arrivo delle mestruazioni di sua figlia con un rituale di trasmissione di conoscenze che lei ha di sè stessa e delle vite di coloro del suo lignaggio. Una condivisione di parole autentiche che tradurrebbe l’intimità del proprio vissuto di donna nei differenti ruoli. Uno scambio reale che aiuterebbe ogni madre a lasciar andare le gioie, le tristezze, le rabbie e le paure del suo cuore verso l’oceano, piuttosto che trattenerle chiuse nelle memorie cellulari.

E’ certamente più facile per una ragazza vivere diversamente, vedere meglio chi è sua madre, se riceve da quest’ultima una reale autorizzazione per arrivarci.

E’ liberatorio per una ragazzina ascoltare sua madre che le spiega ciò che ha dovuto apprendere per poter cambiare. Attraverso questa trasmissione, la madre insegna a sua figlia che è possibile essere creatrice della propria vita e le dà la libertà di imparare ciò che le occorrerà per poter cambiare e osare divenire sè stessa a sua volta.

Appoggiandosi su questo rituale, la madre consolida un’ultima volta le basi della futura donna che sua figlia diventerà e coscientizza, ella stessa, che è venuto veramente il momento di lasciarla.

Aiutare le nostre figlie a divenire sè stesse, è anche permettere loro di rendersi conto che ciò che abbiamo trasmesso ha permesso loro di divenire ciò che sono e che è la loro ora di ricrearsi, di inventarsi e di fare meglio di noi e delle nostre madri. E’ anche un modo di dire che sta a loro trovare l’energia di andare avanti, che noi non siamo più lì per orientarle o forzarle ad avanzare. E’ giunta l’ora di prendere in mano la loro vita perchè presto sarà il loro turno di orientare e spingere i propri figli nella vita.

E’ dunque arrivato il tempo di aiutare la propria progenie a nutrirsi e sostenersi da sola. Non è con questo che la madre non ha più la sua missione agli occhi della figlia. La sua missione diventa un’altra.

Il momento è venuto per lei di trasformarsi in donna solare, in donna del mondo e, in futuro, nonna. La sua assitenza si deve spostare da sua figlia verso se stessa, verso il mondo e, più tardi, verso i nipoti.

Questo rituale equilibrante permette di coscientizzare profondamente che i nostri figli sono il nostro prolungamento e ci aiuta a immetterci nella dimensione universale della vita.

E’ attraverso di loro che noi siamo divenuti genitori e che ci faranno divenire , o ci hanno già fatto divenire, nonni, poi bisnonni. Noi abbiamo dato loro la vita, li abbiamo condotti nella vita e loro ci accompagneranno verso la morte.

Effettuare un bilancio, serve a rendersi conto che forse non abbiamo ricevuto ciò di cui avevamo bisogno da parte di nostra madre per poter agire nelle nostre vite come avremmo sognato.

Accettare e realizzare che siamo stati o che abbiamo avuto una madre di tonalità assente, infantile, torturatrice, abusiva o soffocane e che ciascuna di queste tonalità ha avuto delle conseguenze che hanno potuto essere costruttive o distruttive per la discendenza.

Ugualmente, prendere coscienza che ciò che abbiamo trasmesso ai nostri figli per aiutarli a costruire le loro fondamenta di sicurezza era certo già migliore rispetto a ciò che noi abbiamo ricevuto, ma non ancora sufficiente.

Senza il rituale introspettivo di condivisione, la madre e la figlia presentano una grande tendenza a rimanere agganciate l’una all’altra e ad aggrovigliarsi in alcuni scenari complicati, dolorosi, ripetitivi da madre in figlia.

Queste ripetizioni transgenerazionali impediscono loro di evolvere e le spingono a dibattersi senza posa nei meandri di vite complicate.

Se le nostre madri avessero fatto questo rituale di bilancio e l’avessero condiviso con noi, avremmo certamente guadagnato del tempo. Avremmo evitato di rispolverare dei segreti e dei non-detti attraverso delle ripetizioni transgenerazionali in seno alle nostre relazioni sessuali, sentimentali e professionali.

Anche se non abbiamo avuto questa fortuna come figlie, possiamo, da ora, aggiornare il nostro albero ginecologico in quanto madri o donne.

Possiamo realizzare questa condivisione con noi stesse o con le nostre figlie, anche se l’età della loro pubertà è totalmente oltrepassata. Possiamo coscientizzare, rispetto a noi stesse o a loro, che la ripetizione transgenerazionale ha ostacolato, attraverso i nostri scenari di gioia e di pena o attraverso i loro.

Osservare l’albero ginecologico è prendere coscienza di ciò che ha toccato le nostri madri e le madri delle nostre madri nel più profondo delle loro carni, nel più profondo della loro identità, cioè quella di essere donne sulla terra. Significa tuffarsi nella vita di queste donne per ascoltarle, comprenderle e liberarci.

Chi erano queste donne? Delle vittime? Delle creative? Delle avventurose? Delle donne perpetuamente depresse che hanno ripetuto la storia familiare, tentato di ripararla o di cambiarla apportandole del nuovo?

Cosa ha detto il loro corpo quando non sapevano mettere delle parole sui loro mali? O sono le loro vagine, le loro trombe(di Falloppio), le loro ovaie, i loro uteri o i loro seni che si sono messi a parlare? Vaginiti, micosi, fibromi, isterectomie, cisti, cancro al seno….. la lista delle possibilità d’espressione attraverso i mali è lunga.

La memoria dei nostri antenati abitante in noi può anche andare a modellare le nostre forme, darci dei grossi seni o dei semi di banane, delle cosce piene di cellulite o delle pelli di velluto, un passo da regina o da cavallo di battaglia.

Lasciando in noi le loro forze e le loro debolezze, i nostri antenati ci hanno ugualmente lasciato il terreno che può facilmente dare via a certe ripetizioni e malattie.

Queste malattie come pure questi avvenimenti, possono diventare recidivanti o cronici se non scopriamo la nostra storia transgenerazionale.

L'introspezione è la maniera più efficace attraverso la quale ci possiamo concedere tutte le possibilità di ripulire i terreni che ci sono stati trasmessi.

Senza questo lavoro su di voi e sulla famiglia, un gran numero di donne e di uomini restano dipendenti da ciò che ha avvelenato i loro terreni: segreti di famiglia, storie d’amore illecite o impossibili, perdite d’onore, drammi, abusi, lutti e tutti i generi non risolti……

Mano a mano che conduciamo le nostre inchieste su ciò che non è stato logico nella casa di queste donne (gyn – eco- logique) (gin-eco-logico), il nostro cuore si apre e la nostra anima si risveglia.

Scopriamo le origini dei nostri ostacoli, dei nostri fallimenti, delle nostre paure ma anche dei nostri talenti, dei nostri doni. Ridando senso alla loro storia e alla nostra, ristabiliamo un legame, una comunicazione e della morbidezza. Le prese di coscienza rischiarano le nostre ombre e le dissipano, sciogliendoci da queste ragnatele nelle quali siamo stati legati e che ci hanno impedito di andare avanti liberamente.

Non si tratta di giudicarli, di colpevolizzarli, di respingerli, ma di percepire come noi ne siamo il prolungamento. Il fine è di prendere il nostro posto e di venir fuori coscientemente dalla leggenda familiare.

Di fronte ai drammi, l’essere umano spesso tende a tacere, privilegiando l’attitudine a non parlarne più sino, a volte, finire per occultare l’accaduto.

Tacere o rimuginare qualcosa interiormente, non ha mai fatto sparire l’avvenimento nè la sofferenza vissuta. Le piaghe restano aperte nell’inconscio e la più dolorosa riemergerà per purificarsi, da un momento all’altro, sia nella vita della persona direttamente interessata, sia nella vita di un membro del clan che porta la stessa memoria di queste ferite nei suoi geni e i cui avvenimenti di vita andranno in risonanza con queste sofferenze fino ad allora imbavagliate.

Che noi lo vogliamo o meno, portiamo in noi memorie ancestrali.

Da ciò, nell’estensione di noi attraverso i nostri figli, le trasmettiamo a nostra volta. Ciascuno di noi sa di essere stato condizionato , congestionato, oberato dalla storia di sua madre, di suo padre e del proprio lignaggio. Lo stesso vale per le nostre figlie, rispetto a ciò che costituisce la loro famiglia.

I nostri rapporti inconsci o consci con i nostri antenati, si contrassegnano attraverso i sintomi delle ripetizioni.

Prendere coscienza delle memorie degli antenati esistenti in noi, è anche prendere coscienza che ci è impossibile rifuggirle e che, prima o poi, in una maniera o in un’altra, esse riappariranno nelle nostre vite o in quelle della nostra discendenza. Per quanto non ne prendiamo coscienza, restiamo inconsciamente legati ad esse e aumentiamo il rischio di essere coinvolti in scenari dolorosi.

Per prendere coscienza sempre più della forza senza precedenti del transgenerazionale, ci basta osservare come l’impatto delle memorie bloccate sotto il patriarcato resta attiva nelle nostre vite.

Quando lo statuto sociale delle donne è radicalmente cambiato, quante coppie hanno visto, dopo il loro matrimonio o dopo il primo figlio, i modelli del femminile e del maschile dei loro lignaggi risalire in superficie?

Senza volerlo, l’uomo e la donna, divenuti marito e moglie, divenuti padre e madre, sono rimasti inscatolati nel loro rispettivo modello ancestrale. A loro insaputa, si sono messi a percorrere le tracce dei loro avi, in differenti gradazioni, familiari, sentimentali, amicali e professionali.

I progressi che rimangono da fare sul piano affettivo e sessuale sono ancora grandi per chi desidera vivere una relazione appagante.

Le donne hanno creato una rivoluzione e si sono, soprattutto, differenziate dalle loro madri e nonne, da un punto di vista sociale. Una lliberazione che si sono guadagnate attraverso l’espressione della forza del loro maschile.

Ad oggi, resta loro di andare incontro alla forza del loro femminile.

Resta loro di risentire l’amore profondo che sono capaci di nutrire rispetto sè stesse, gli altri e il mondo. Resta loro di scoprire la forza racchiusa nella capacità ad essere tenere, dolci, ricettive e intuitive, di fermarsi per lasciarsi attraversare dal flusso della vita, aperte all’imprevisto, allo sconosciuto, al rispetto di loro stesse e degli altri in seno alle loro proprie relazioni. E’ allora che si riconosceranno pienamente donne e che le sofferenze che avranno portato in esse da generazioni svaniranno.

Divenire coscienti è permettersi di trovare un bastone che fermi questa ruota incessante e aprirsi ad altre cose più belle, più grandi, più propizie per il nostro cuore.

La nostra civiltà ha perso il senso dell’importanza della memoria ancestrale! E’ nostra responsabilità far rivivere questa importanza e di conscientizzare che il legame agli avi, che siano essi vivi o morti, è permanente.

Anche se, ad oggi, ci sono delle madri che ancora, per ragioni oscure, preferiscono tacere e osservare le conseguenze o le ripetizioni attraverso la vita delle loro figlie, molte altre invece sono pronte a mettere il loro dolore in luce, contribuendo così ad inalare più leggerezza, gioia e dolcezza nella vita sessuale, sentimentale e familiare delle loro figlie o delle loro nipoti.

Comprendere che le nostre difficoltà non ci appartengono propriamente, che queste memorie di gioia e dolore passano attraverso di noi ma non sono veramente nostre, permette di riappropriarsi del proprio corpo, del proprio cuore e del proprio mentale per poterli scoprire, liberare, o per riuscire a riciclare ciò che ci spinge o ci frena nella realizzazione dei sogni che ci stanno a cuore.

Prima di tutto, per poter accogliere una nuova immagine di sè e cambiare il nostro stato mentale, ci occorre riconoscere e accettare che non abbiamo potuto costruire su modelli di donne e uomini pienamente aperti all’abbondanza della vita. E’ un vero lavoro di rinascita sul quale dovremmo vegliare ogni giorno.

Come diceva Simone de Beauvoir: « Non si nasce donne, lo si diventa ».

Abbiamo ereditato tutti un patrimonio familiare psicologico-patologico ; sta a noi sapere se vogliamo continuare a trasmetterlo o se siamo pronti a fare il bilancio per passare dal nostro ruolo di madre a quello di donna solare e grazie a ciò, aiutare le nostre figlie a divenire delle donne più raggianti nella loro vita sessuale, sentimentale e professionale di ciò che noi stesse siamo state o siamo ancora.

Lunga e Bella Vita a Voi.

Dr Eduard et Judith Van den Bogaert

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