Cancro della prostata: il totale senso d’ impotenza
Del Dr Eduard Van den Bogaert
Propositi raccolti da Bernard Deloupy
wCome ormai sappiamo, una malattia sopraggiunge in uno spazio ed in un tempo ben precisi, in una determinata parte del corpo, in relazione con una zona ben precisa del cervello, collegata ad un risentito ed a delle credenze ben precise.
Non è quindi il frutto del caso, ma un comportamento che appare in risposta ad un cambiamento particolare nel nostro ambiente. Inoltre, così come ci apporta delle incapacità, altrettando ci apporta nuove capacità per accrescere l’opportunità di sopravvivenza, oltre a una visione di nuova e miglior vita.
Come in tutti i casi di manifestazione di un cancro, quello alla prostata si iscrive in una
bio-logica: che si trovi al livello dell’invariante o del simbolismo è utile decodificarla a livello bio-medico per poterla ancor meglio prevenire, curare, vedere, favorendone così l’autoguarigione.
Vi propongo un approccio mito-biologico in nove livelli. Come dire la ricerca del filo rosso (mito) di vita (bio) che collega tutte le conoscenze esistenti (logo) al proposito di questa malattia.
Primo livello: L’ambiente
Iniziamo con il considerare l’ambiente nel quale il cancro si sviluppa.
Posto intorno all’uretra prostatica e dietro alla vescichetta seminale, la prostata è l’equivalente del pene dei nostri antenati mammiferi: essa si localizza nel suo stesso posto nel corpo umano.
Il cancro della prostata sta all’uomo come quello del seno sta alla donna.
La localizzazione dei neuroni della ghiandola prostatica è sita nel tronco cerebrale, il cervello ereditato dai pesci, i primi esseri viventi marini a produrre del latte, chiamato lattice.
Per quanto attiene l’ambiente naturale spaziale, essi sono i due tipi di cancro più diffusi in Occidente.
Ad esempio in Africa, in Giappone e in Vietnam si osseravano pochi casi di cancro della prostata e del seno, salvo in coloro che emigrano.
In questi ultimi casi, l’uomo è obbligato ad espatriare per delle ragioni socio-economiche e non è più capace di compiere il suo dovere di capo famiglia, nutritivo e protettivo e ciò innesca un aumento del rischio di cancro alla prostata.
La donna deve quindi lasciare il suo focolare per supplire alla mancanza dell’uomo.
Ciò innesca un conflitto inerente il nido, dunque un aumento del rischio di cancro al seno.
Per quanto attiene invece l’ambiente naturale temporale, il 40 % degli uomini di più di 50 anni sviluppano un adenoma della prostata, in quanto si preoccupano per l’avvenire dei loro figli e nipoti.
Secondo livello: i comportamenti interni
A livello dei sintomi, si constata in primis una involuzione della prostata legata all’età.
L’aumento secondario benigno o maligno attiva un aumento della pressione nel perineo, il restringimento del canale dell’uretra, dei problemi ad urinare, a volte anche un’emissione di sangue al momento dell’eiaculazione, accompagnata da dolori.
L’aumento della PSA, l’antigene prostatico specifico, è il segno che vi è un problema alla prostata risultante da una sofferenza, ma non necessariamente che si è sviluppato un cancro.
La PSA è il segno di un’ infiammazione che traduce un conflitto con la moglie, il capo o i soldi.
In effetti, la prostata è un organo di relazione, di seduzione, allo stesso titolo dei seni femminili.
D’altronde, la funzione della ghiandola prostatica è quella di produrre del latte prostatico.
Essa fabbrica anche un antisettico naturale che può pulire le vie genitali giudicate improprie.
I diversi tipi di comportamento della ghiandola sono i seguenti:
- Iperplasia benigna della prostata (proliferazione anormale delle cellule normali seguita da un’accelerazione del ritmo delle divisioni, senza modificazione patologica della struttura o della funzione di queste cellule)
- Ipertrofia (eccesso di nutrimento) della prostata (sviluppo eccessivo)
- Adenoma prostatico (proliferazione non cancerosa)
- Cancro metastasico della prostata (moltiplicazione delle cellule anormali) con delle cellule cancerose al di là (meta) del tumore.
- Ascesso della prostata
- Prostatite (Infiammazione e/o infezione della prostata)
Le complicazioni possono essere di svariato ordine:
- Ritenzione urinaria , perchè se la pressione è insufficiente a far superare l’ostacolo, la vescica si riempie velocemente e bisogna recarsi a svuotarla più spesso .
- Insufficienza renale cronica in caso di ritenzione prolungata
- Incontinenza notturna se la vescica non riesce a vuotarsi
- Presenza di calcoli nella vescica, in seguito alla stasi dell’ urina
- Infezioni secondarie dell’apparato urinario: cistite, pielonefrite, orchi-epididimite e vescicolite (infiammazione della vescichetta seminale).
Terzo livello: le (in)capacità
La prostata è paragonabile alla polpa di un frutto nutriente i cui semi sono gli spermatozoi.
E’ una ghiandola che partecipa alla procreazione. Al momento dell’eiaculazione, il 30% del valore dello sperma è costituito da questo latte leggermente alcalino, che crea un ambiente protettivo per gli spermatozoii quando arrivano nella vagina acida. In più, il latte prostatico, contiene un enzima coagulante che aumenta la massa dello sperma nella vagina e dunque la probabilità di arrivare nel collo uterino.
Il latte prostatico favorisce la mobilità degli spermatozoi, come dei militari (commando) inviati per raggiungere un bersaglio, nell’occorrenza l’ovulo.
Le cellule della ghiandola prostatica sono generate dall’endoderma.
Ciò significa che il cancro alla prostata è un tumore legato ad un conflitto attivo, essendo, la procreazione, facente parte delle funzioni vitali.
La capacità delle cellule della ghiandola prostatica è quella di creare del latte prostatico.
Al pari del latte del seno materno che nutre e protegge il poppante, la capacità del latte
prostatico è di nutrire e proteggere i piccoli spermatozoi al momento dell’eiaculazione.
Quando un uomo sviluppa un cancro alla prostata, aumenta il numero di cellule della sua ghiandola per secernere e produrre maggiormente del latte. Una quantità superiore, capace di proteggere meglio « la sua moglie-bambina », i suoi figli, i suoi nipoti e, nell’immagine simbolica di questa discendenza, la sua patria.
In seguito ad un intervento chirurgico, l’uomo può residuare un’impotenza sessuale, conseguenza di un attentato ai nervi erettili, che va a rinforzare il suo conflitto d’impotenza, avendo perduto le proprie capacità erettive, nutritive e protettive.
L’astinenza favorisce ugualmente la stasi, l’aumento dell’infiammazione ed il rischio del cancro.
Vedere il caso clinico n°1: Joseph, lo scrittore seduttore (vedi allegato)
Quarto livello: i risentiti conflittuali e le emozioni patogene
L’ uomo, impotente nel nutrire e proteggere i suoi figli, la sua famiglia e la sua patria, sviluppa una strategia di sopravvivenza: compensa o fantastica.
Un supporter sportivo o il fan assoluto di un artista, può essere un uomo che vive per procura. E’ passivo e supporta in modo incondizionato le sue stelle, i suoi re del calcio o della pop music, altrettanto di idoli, di superuomini, di eroi da venerare con tutta l’onnipotenza ed il carisma possibili.
Potrebbe essere ugualmente un nonno o un padre, impotente a portare il nutrimento come cacciatore primitivo e a proteggere la sua donna, i suoi figli e i suoi nipoti nel nido.
Potrebbe essere anche uno schiavo che non può compiere le proprie funzioni di uomo sprofondando nella dipendenza, consumando in maniera compulsiva alcool, droghe, lavoro, sport o gioco.
Potrebbe ugualmente essere un uomo lasciato dalla moglie che ha nutrito e protetto per molto tempo.
Potrebbe infine essere un uomo che ha un figlio con una donna dell’età di suo figlio biologico avuto da un’unione precedente.
Vedere caso clinico n°2: Gérard, l’assicuratore male assicurato (vedi allegato)
D’altronde, secondo il dottor Ryke Geerd Hamer, il cancro della prostata proviene da un conflitto sessuale che non è proprio. Non ci si ritrova nelle proprie regole sessuali, rispetto al proprio partner o ai propri figli e nipoti.
Il cancro può anche attivarsi quando l’uomo ha perso un figlio e ne vuole fare un altro più forte, più potente, capace di sopravvivere, fornendogli un latte di ingrassamento.
L’uomo che assiste alla nascita di suo figlio può ugualmente svilupparlo, se è stato testimone di un’episiotomia, l’incisione del perineo della madre di suo figlio, essendosi sentito impotente nel proteggere il sesso di sua moglie che, fuori dalle regole, è stato colpito dalla violenza ostetrica, insanguinato e contuso, martoriato..
Tutto ciò è in funzione dell’intensità e della ripetizione di questa visione, ben inteso, ma il trauma c’è, è lì.
Potrebbe anche essere legato alla sua capacità di supplire alla propria impotenza.
Un uomo vecchio in coppia ad una moglie più giovane, può sviluppare un cancro alla prostata per sopperire alla deficienza legata all’eta della sua prostata.
Come Paul quando si sente obbligato di sostituirsi a suo figlio, handicappato da un incidente, o un divorzio (vedere caso clinico n°3 - sottoriportato)
Può ugualmente sviluppare un cancro alla prostata il padre inquieto per la sua discendenza dopo la propria morte: i figli piccoli, handicappati, illegittimi, non aventi diritto all’eredità paterna, ecc. …
Quinto livello: Le credenze, i valori e il mentale
L’uomo può sviluppare una brutta immagine di sé e credere di non valere più nulla. Non è più virile (dal latino vir : potente). Il buon esempio è quello di Primo Levi, nel suo libro « Sì è un uomo » dedicato all’infossarsi dell’uomo allo stato di « uomo-minore » nel vedere dei neonati nei campi di concentramento.
Anche se non esiste nessuna statistica ufficiale al riguardo, per ragioni politiche evidenti, gli uomini che hanno dovuto andare in guerra, colonizzare, emigrare e che ne sono tornati vinti o perdenti, sono immensamente devalorizzati e provati nel loro sentirsi uomini.
C’è un richiamo alla memoria transgenerazionale del fattore (contadino) che è stato trattato meno di niente, del cacciatore nutritivo e del soldato protettore.
Soprattutto dopo le due guerre mondiali che hanno dato morte e mutilazioni fisiche o psichiche ad una dozzina di milioni di uomini, impotenti nel proteggere l’ Europa dalle violenze e carenze alimentari dall’invasore tedesco.
I sopravvissuti hanno sofferto di sindrome post-traumatica grave.
Un’affezione totalmente trascurata all’ epoca, ma che, fortunatamente, si è cominciata a studiare dai veterani del Vietnam in poi.
Un trauma identico ha colpito l’uomo americano in esito agli attentati dell’ 11 settembre, impotenti nel proteggere il proprio paese dall’aggressione terroristica e dalle porcherie delle multinazionali agro-industriali.
Lo stesso degli uomini europei che sono stati abbattuti nel vedere le loro donne sedotte dall’invasore tedesco, poi dai liberatori americani, canadesi e altri….
Da un punto di vista più generico queste guerre hanno veicolato una brutta immagine dell’uomo che uccide, che violenta, che ingravida la donna del suo nemico, in quanto la violenza è divenuta un’arma psicologica di guerra, destinata a renderlo fragile, il nemico.
Il latte prostatico del soldato violentatore e uccisore diviene tossico. Gli uomini le cui donne (vittime) sono state succubi dello charme virile o violento degli invasori (carnefici), o dei liberatori (salvatori), hanno vissuto una profonda devalorizzazione.
Gli uomini di colore rimpatriati in Francia nel 1962 avrebbero sviluppato tre volte di più
dei tumori rispetto ai loro omologhi di metropoli negli anni successivi al loro esodo.
Una manifestazione senz’altro più sorprendente se si applicava ad una popolazione del sud, fortemente impregnata della cultura del capo famiglia emblematico, maschio dominante e protettore della sua tribù.
La prostata proviene dalla stessa origine embriologica endodermica dei reni primitivi.
Essa reagisce come i reni al conflitto di crollo del profugo che ha perduto tutto, salvo la propria vita.
Coloro che hanno l’umiltà e l’onestà di mostrare il loro crollo, esprimendo un’emozione dolce, hanno più possibilità di guarire e di non creare recidive. Per contro, i macho e gli spacconi che dissimulano il loro trauma, sono da sorvegliare da vicino.
Caso clinico n° 3: Paul, il conflitto di proiezione
Sesto livello: L’identità
Etimologicamente, pro-stata significa « ciò che si tiene in piedi, in avanti, in testa, al fronte ». Di fatto, la prostata è posta alla base e in avanti nella vescica.
Nell’antichità i capi virili e coraggiosi si mettevano sempre davanti alle loro truppe nei combattimenti. Ormai si pongono, più vilmente, dietro al fronte, bene al riparo e mandano i potenti, i veri uomini verso l’ecatombe.
Settimo livello: Il progetto
Il cancro della prostata può essere un’opportunità per incitare a risalire la salita, a raddrizzarsi (erezione), a ritrovare la propria potente forza quando tutto è crollato, è stato annientato.
L’immagine più appropriata sarebbe una mano di ferro (l’erezione del pene corrisponde a quella del capezzolo del seno) in un guanto di velluto, una crema ghiacciata, fredda e dura, ricoperta di un’ unta chantilly (il latte prostatico o mammario, unto e cremoso).
Ottavo livello: il buon senso
Il senso del cancro alla prostata non è dunque di uccidere o di rendere impotente. Al contrario, è di ridare potenza agli uomini. Una potenza ferma e nel contempo dolce e delicata, che riporta all’amicizia, all’amore e alla luce.
Nono livello: La saggezza
La saggezza del cancro della prostata è quella dell’uomo chiamato a divenire nonno, padre, maestro d’orchestra, Presidente-direttore generale, Re. Pronto a rinnovare con il suo statuto da dirigente potente e coraggioso, al fine di permettere la sopravvivenza della propria famiglia, della sua orchestra, della sua azienda, del suo reame.
Vedasi, in scala più larga, della specie umana.
Con l’attuale sviluppo della medicina anti-età, certi prendono il testosterone per
Aumentare questo sentimento perchè sentono la loro immagine devalorizzata.
Lo scopo non è di rimanere come a vent’anni ma di accettare la diminuizione, con l’età, della propria potenza riproduttrice-sessuale, continuando a restare potenti. La saggezza è di sostituire la potenza di un mago, come Gandalf ne « Il Signore degli anelli » o il Maestro Yoda, in « Guerre stellari », per restaurare l’immagine dell’uomo devalorizzato.
Qui si tratta di assicurare un dovere di memoria protettiva e nutritiva, a livello di informazione rispetto alla propria discendenza, lavorando sulla guarigione delle memorie, perchè se l’uomo vecchio non è più utile alla guerra ed alla riproduzione, l’immagine che egli trasmette ai suoi figli e nipoti deve permettere loro di liberarsi da problemi di devalorizzazione maschile.
Il conflitto della perdita rispetto alla procreazione, nel nido, è « non ho saputo nutrire, proteggere ciò che ho creato, quando ero in testa alla creazione».
All’uomo di tramutare questo conflitto in saggezza.
Trattamenti, cure ed auto-guarigione
Tutti questi parametri dimenticati ma che si ritrovano sistematicamente decodificando la problematica dei nostri pazienti, non sono ancora stati ripresi e confermati da studi scientifici medici. La scienza moderna trova ancora difficoltà ad investigare le emozioni e le energie, ma l’esperienza di una carriera di trent’anni e dei numerosi casi di remissione spontanea confermano queste ipotesi: l’uomo deve cominciare dal cambiare le proprie credenze, tramutando in saggezza questa illusione di impotenza.
Una volta che il conflitto è risolto, è possibile che il tumore scompare, mangiato da un batterio.
Se l’auto-guarigione non può essere realizzata rapidamente, la medicina offre delle cure palliative e sintomatiche che permettono di evitare delle sofferenze e un’estensione del tumore rapida localizzata o a distanza dallo stesso originario.
L’amministrazione di estrogeni, la castrazione o una cirrosi del fegato, inibiscono l’adenoma. Si può anche asportare chirurgicamente la prostata, spesso anche il tumore o ridurlo con chemioterapia o radioterapia, ma non si leva ciò che il cervello ha costruito nell’uomo, questo spaventoso sentimento di impotenza nel nutrire e proteggere coloro che gli sono cari.
Quindi lo si porta ad uno stato di impotenza ancora più grande visto che viene privato delle sue funzioni nutritive, protettive e spesso, erettili. Questo equivale ad una castrazione psichica e può favorire le metastasi, soprattutto ossee.
Non bisogna saltare immediatamente sul tumore senza comprendere innanzi tutto la destrezza dell’uomo in questione. Ci possono essere dei casi di guarigioni spontanee. E, se non si può soffocare il processo o il sintomo, l’ostruzione, mettendo la vita del paziente in pericolo, occorre un intervento allopatico. In casi di infezione è preferibile lasciare i micro-organismi decomporre il tumore ed eliminarlo per via urinaria.
Per coloro che lavorano su di loro e seguono un cammino di trasformazione, si possono utilizzare dei rimedi omeopatici e degli olii essenziali, piuttosto che ricorrere subito agli antibiotici. Essi accompagnano piuttoso verso il processo di guarigione anzichè bloccarlo.
Conclusioni
Il vero problema del cancro alla prostata non è il tumore maligno in sè. Se ci si occupa solo di lui, ci si accontenta di palliare i sintomi a forza di picchiarci sopra chirurgicamente, tossicamente e radioattivamente. Come in tutti gli approcci militari, questo metodo dovrebbe essere l’ultimo a cui ricorrere quando tutti le altre vie hanno fallito, mentre invece quella della diplomazia che consiste nell’addomesticare il male decodificando il conflitto che lo ha generato, andrebbe meglio.
Ora, il cancro alla prostata è un segnale forte che aiuta un individuo che si sente sminuito al livello di « uomo inferiore » a ridivenire un uomo eretto, a rimettere in marcia un uomo crollato, annientato da un terribile sentimento d’impotenza, quello di aver fallito nel suo ruolo di nutrire e proteggere.
La presa di coscienza delle cause simboliche dell’addivenire di questa malattia, il cambiamento di credenze riguardo a ciò e la trasformazione in saggezza possono far insorgere tre conseguenze: nel migliore dei casi, prevenire l’apparizione del cancro.
Nella peggiore delle ipotesi, favorire l’auto-guarigione. Inoltre evitare una recidiva a coloro che hanno ricevuto delle cure palliative.
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Quadro del caso clinico n° 1 ( alleg. All’ articolo sul cancro alla prostata)
Josef, lo scrittore seduttore
Joseph, considerato un genio in ambito professionale. Le trovate che offre al mondo spingono i lettori verso il benessere. D’altronde ha dato corpo e anima per distribuire ai suoi numerosi clienti le proprie scoperte. Ha la piuma leggera, riesce facilmente a mettere in parole i suoi pensieri e a produrre delle magnifiche opere, all’avanguardia.
Joseph è anche ricco di talenti in ogni aspetto della propria vita. Ha un lato artistico che gli permette di suonare più strumenti musicali, di buttarsi nella pittura, nel teatro…. con grande apprezzamento da parte delle donne che lui seduce facilmente.
La sua vita è dunque altrettanto segnata dall’abbondanza sia sul piano professionale, che sentimentale e finanziario.
Quest’uomo bello, grande, slanciato, benestante, dotato di mente e anima, gioca al tira e molla con numerose donne. Innamorato dell’amore, Joseph è molto sensibile agli approcci femminili e viene lasciato anche spesso. Dà molto di sè in una relazione ma si stufa anche in fretta.
Egli ha 4 figli da 4 donne diverse. Lo scenario è stato sempre lo stesso ogni volta. Quando era pronto a riprendere il suo bastone di pellegrino e a conquistare nuovi orizzonti, la sua compagna gli annunciava di essere incinta. E da buon gentiluomo si sentiva in obbligo di sposarla e di mettere tutto in opera per proteggere e nutrire la sua famiglia. Ma Joseph non si sentiva nell’anima la famiglia. Meglio curare i suoi clienti, tuffarsi nelle sue ricerche che essere un papà chioccia.
Ogni matrimonio si risolveva quindi con un divorzio. Essendo benestante, realizza che monetizzando un buon mantenimento , si risparmia il fatto di dover provvedere all’educazione dei suoi figli, sentendosi anche libero di prenderli con sè quando gli pare, cioè molto raramente.
Grande parlatore, a suo agio nella società, le parole scivolano facilmente dalla sua bocca per ammaliare le donne che, anche dopo la rottura, cercano comunque di rimanere in contatto con lui. Un uomo ricco di possibilità come lui è difficile da radiare dalla propria agenda.
Accade lo stesso ai suoi clienti che bevono la sua conoscenza, hanno per lui un’ammirazione smisurata e l’investono di un potere enorme. Molti di loro lo vivono come un padre benefattore e protettivo dei loro bambini interiori. Come numerose sono coloro che vengono a guarire la loro bambina interiore ferita che vive nelle donne che sono divenute. Per i suoi allievi, se riescono a captare tutta la sua conoscenza e ad applicarla, egli è la voce dell’abbondanza . Ed è, per le associazioni caritatevoli, alle quali offre il proprio sostegno attraverso conferenze e cure, la vacca grassa che rinfonde le loro casse.
Un bel giorno, incontra Sage e si innamora perdutamente. Solo che Sage ha l’età della più piccola delle sue figlie. Questa differenza di età lo riporta alla sua vecchiaia e d’un colpo vacilla.
Come per tutte le altre è riuscito a sedurla, ma si chiede se riuscirà a tenerla. Per ora riesce ancora a soddisfarla sessualmente, ma per quanto tempo? Sage ha 3 bambini ancora molto piccoli che non è pronta a mettere certo da parte per vivere la sua romanza con Joseph, il quale si trova anche a confrontarsi a vivere con loro. Joseph non ha mai avuto lo spirito paterno e ancor meno in seno ad una famiglia ricomposta. I bambini, abili, cominciano a far sciogliere il carrapace di Joseph che comincia quindi a preoccuparsi per loro, per il loro stesso avvenire. Si dice che non sarà sempre presente per poter finanziare tutti i loro bisogni.
Anche se Joseph non ha mai avuto bisogno di più di qualche ora di sonno per recuperare, invecchia e le innumerevoli sollecitazioni sia sul piano professionale che sentimentale, oltre alla presenza familiare, cominciano a provarlo.
Il dubbio si è insinuato in lui, non si sente più il grande leone, il grande cervo od il grande toro che era.
Sage, anch’essa fine come i propri figli, ha in più l’arte di punzecchiarlo con i suoi svenevoli meccanismi narcisistici. Così piano piano, egli perde tutti i suoi riferimenti fittizi che si era creato, non riuscendo più nemmeno a produrre nessuna cosa in seno a questo brusìo familiare infantile.
Quando si rende conto che ha un cancro alla prostata è già in fase terminale.
La sua prima reazione è quella di affittare un appartamento non lontano da casa loro, per ricrearsi un’oasi di pace dove fare il punto della situazione, scavando nelle sue conoscenze ed invitare la sua perspicace Sage a passare delle serate romantiche con lui. Joseph, per la prima volta, non è più all’altezza della situazione, sessualmente parlando. Realizza così, suo malgrado, un nuovo modo di amare.
Egli desidera sospendere la sua carriera professionale, ma si rende conto che, così facendo, metterebbe ben cinque famiglie in pericolo finanziario. Si sente incastrato. Intanto riduce il suo tenore di vita e gli importi esorbitanti dei mantenimenti, non senza scontri. Malgrado la grande crisi di disperazione delle opere caritatevoli, smette di offrire i propri servizi. Prende quindi coscienza del numero impressionante di persone che non vivevano il loro proprio potere personale essendo dipendenti dal suo, mettendo così fine alle sue relazioni divoratrici di energie. Libera la sua agenda dalle innumerevoli amanti sempre in attesa che qualcosa di nuovo sia possibile, decretando così la necessaria guarigione di quelle ragazzine ferite in seno alle sue pazienti. Ogni relazione si sana.
E Sage e lui decidono di affrontare tutto insieme . Joseph si tuffa nella sua genealogia e si rende conto, ancor di più, che la sua vita è un copia-incolla di quella di suo padre: i punti in comune sono numerosi, sia con lo stesso, che con altri uomini del suo albero genealogico. Realizza quanto il suo comportamento rispetto ai propri figli è stato patologico, così come i padri del suo albero rispetto ai loro figli e come, non occupandosi mai delle proprie figlie da piccole, divenivano invece improvvisamente interessanti ai suoi occhi non appena divenute svenevoli fanciulle.
Realizza inoltre, vedendo la vita condotta dagli uomini del suo albero che, se non cambia profondamente, la sua fine sarà la stessa. Queste scoperte lo motivano e gli mostrano che il suo destino è tra le sue stesse mani, che gli appartiene il fatto di non ripetere la vita dei suoi antenati.
In ogni ambito della sua vita vengono fatte quindi delle grandi « rimesse a punto ». Ogni giorno, ritesse i legami con ciascuno, badando attentamente all’equilibrio tra il dare, il ricevere, il rifiutare e l’accettare. E’ sceso dal suo piedistallo, scoprendo il suo lato megalomane e trova, all’interno di sé, il piccolo bambino fracassato che si era rifugiato per riuscire ad affrontare gli umani, dopo numerose esperienze dolorose.
Sage, potentemente donna, pur essendo ben giovane, l’ha aiutato a scoprire come è essere un uomo umilmente sensibile. L’ha accompagnato nella guarigione del suo bambino ferito, nella guarigione di questo uomo che si era rifugiato nel regno animale, optando per i comportamenti del leone, del cervo, del toro dominante…. perchè aveva semplicemente imitato gli uomini del suo albero. Un po’ come se l’anima di Joseph fosse scesa in questo albero genealogico per trovare la maniera di mettere fine a questa ripetizione transgenerazionale.
Liberato da tutto ciò, Joseph è divenuto sé-stesso: un uomo umile, che ama in maniera radiosa. Ha lasciato un equilibrio fittizio recuperando, al suo posto, un sereno equilibrio nel suo contesto ambientale/familiare.
Judith Van den Bogaert-Blondiau
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Quadro del caso clinico n° 2 ( alleg. all’ articolo sul cancro alla prostata)
Gérard , l’assicuratore mal assicurato
Quando Gérard incontra Nicole, lei sogna di realizzare i suoi studi di medicina.
Siccome Gérard già lavora, ha le possibilità di aiutare Nicole a realizzare il suo sogno e decide quindi di sovvenzionarle gli studi.
Alla fine del primo ciclo, Nicole gli comunica il suo grande desiderio di voler conseguire anche una specializzazione.
Il budget da considerare è tuttavia più impegnativo vista l’università ubicata in una città lontana dalla quale può tornare solo per il weekend ed in aereo. Siccome Gérard trova questo progetto lodevole e proficuo per la loro famiglia a venire, accetta.
Nicole resta incinta il primo anno della sua specializzazione. Una volta nata, la loro figlia Alice va a vivere con sua madre. Gérard affitta un appartamento ed il servizio di una baby sitter che guardi Alice mentre Nicole è al corso e per aiutarla quando studia.
Alla fine della specializzazione, Nicole confessa a suo marito che ha incontrato un medico marocchino e che andrà a vivere con lui in Marocco. Siccome nella famiglia del suo futuro marito è vietato non essere più vergini ed ancora meno essere madri, lei gli comunica che chiederà il divorzio da lui e che gli lascia la loro figlioletta Alice, di soli 3 anni.
Gérard si ritrova smantellato, distrutto, impotente, in una confusione senza fine. Come può Nicole trattarlo così dopo tutto quello che lui ha speso per lei? Ha ben onorato il suo posto di marito sostenendola così tanto. Cos’ha di così fantastico questo uomo marocchino perchè lei arrivi addirittura ad abbandonare Alice?
Gérard crolla, ferito nel profondo della sua immagine di uomo. Si vergogna profondamente anche di ciò che penseranno gli altri al proposito. Si dice che qualcuno penserà che è un tacchino da farcire e che deve avere dei problemi sessuali perchè sua moglie lo ha lasciato per un altro uomo, abbandonando anche la loro figlia.
E’ continuamente nell’immaginazione dell’amante d’oro che è questo marocchino mettendo così profondamente in discussione anche le sue capacità di soddisfare sessualmente una donna. Non si sente più desiderabile e si chiede se lo sia mai stato.
Essendo perso anche rispetto a sua figlia di 3 anni che ha conosciuto solo nei weekends, riceve fortunatamente l’aiuto dai suoceri, i quali, vivendo come una catastrofe il comportamento della loro figlia, prendono sotto le loro ali protettive la nipotina.
Nel frattempo, Gérard cerca un modo di concertare la sua vita professionale con la sua futura vita di padre nutritivo.
La baby sitter che guardava Alice quando Nicole studiava, continua regolarmente a venire a trovare la bimba, incontrando così, contemporaneamente, anche Gérard.
Ed è così, parlando con lei, che viene a conoscenza del più ricorrente rimprovero che Nicole muoveva nei suoi confronti e cioè che lo trovava avaro, preso dai suoi soldi, sempre a contare, a creare dei budgets e desideroso solo di risparmiare. Questa notizia lo disintegra ancor di più. Come, è proprio questo suo modo di essere che ha permesso la sovvenzione degli studi di Nicole!
Ormai depistato, non sa più assolutamente come comportarsi.
Gérard finisce poi per sposare Lisa, la baby sitter di Alice, divenuta anche lei medico.
Nel frattempo, suo padre, viticoltore, decide di ritirarsi in pensione.
Gérard decide di cambiare vita e chiede al padre di poter prendere lui stesso in mano la coltivazione agricola.
Il padre però dubita delle capacità del proprio figlio rispetto al gestire la (ri)-produzione e, alle sue spalle, decide di tramandare le terre a sua figlia, visto che anche il genero è viticoltore. Gérard, ovviamente e nuovamente, sarà l’ultimo a saperlo. Al posto di poter coltivare le terre, ne riceverà un affitto. A questo punto una domanda lo assilla: come ha potuto, sua madre, permettere che tutto ciò accadesse alle sue spalle, senza curarsi di proteggere il patrimonio che si suppone debba trasmettersi di padre in figlio?
Gérard è annientato dalla visione che suo padre ha di lui, del suo essere uomo, delle sue capacità, dall’essere percepito, ai suoi occhi, come un incapace.
Le sue difficoltà relazionali in seno al suo entourage si amplificano, si vergogna sempre più di sè stesso, divenendo così sempre più incapace di entrare in relazione con gli altri.
Si rifugia nel suo lavoro, il cuore delle assicurazioni. Paradossalmente, è il solo luogo dove tutto il suo entourage ricerca la sua compagnia. Il suo capo l’apprezza e gli allievi che egli forma sulle finezze del sistema finanziario, ancor di più.
Il risveglio è di nuovo doloroso quando Gérard si rende conto che al di là della simpatia testimoniata, c’è piuttosto un’avidità di apprendre la sua arte da parte dei colleghi, al fine di guadagnare a loro volta, molto denaro.
Parallelamente, la nuova moglie desidera un figlio ma i vari tentativi finiscono in un flagrante fallimento. Gérard, è ormai un uomo a terra, come può anche solo immaginare di essere nuovamente capace di ri-produrre? Ha la sensazione di essere divenuto perdente su tutti i piani. Finiscono quindi con l’optare per una fecondazione medicalmente assistita.
Nel frattempo, una volta all’anno, la sua ex-moglie viene a trovare la loro figlia Alice. Vederla rifiorita, sapere che ha un figlio di cui si occupa tutto l’anno, lo fa rodere, decisamente.
Cos’è che fa sì che si cura di questo figlio e non di sua figlia? Cos’ha di diverso questo frutto?
Quando Gérard scopre il suo cancro alla prostata, realizza, immediatamente, quanto tutte le sue domande senza risposta lo stanno minando.
Solo la scoperta della storia della sua genealogia gli porterà chiarezza nel profondo, permettendogli di uscire dal senso di colpa, di impotenza e di vergogna che lo hanno roso da sempre.
Il fatto stesso di realizzare che la sua propria storia risuona perfettamente con quella degli antenati, gli permette di comprendere l’origine di ciò che gli è successo e di smettere di portare da solo il peso di situazioni di tante vite dolorose.
La prima invariante che emerge nel suo albero, che lo allevia, è che sono tante le donne morte lasciando orfani molti figli. I loro mariti si sono ritrovati costretti a lavorare duramente per potersi permettere il mantenimento di questi figli nei collegi presso i quali li hanno mandati.
L’albero della sua ex-moglie aveva evidentemente la stessa storia.
Per lui è un po’ come se i loro atomi adunchi, inconsci, li avessero fatti incontrare affinchè si dessero un’altra possibilità di sciogliere queste ripetizioni.
Nicole, andandosene ha evitato di morire.
Alice, anche se vedeva sua madre una sola volta all’anno, non è rimasta orfana e ha anche compreso, perchè suo padre l’aveva inviata elegantemente a vivere dai nonni durante l’allattamento del suo fratellino e, dopo, le vietava continuamente di affaticarne la madre.
Gérard era uscito distrutto, all’epoca, dalla mancanza di protezione di sua madre, nel momento di ereditare dal padre la coltura delle viti.
Scoprire la sua genealogia gli ha fatto comprendere che gli uomini portavano l’immensa paura di perdere la loro moglie e di ritrovarsi così soli a nutrire, proteggere ed educare tutta una sfilza di figli, da ciò la tendenza a superproteggere le loro mogli e a fare di tutto per mantenerle in vita.
Ed è poi ciò che Gérard aveva fatto rispondendo ai desideri di Nicole. Non era mai sazio di vederla espandersi e fiorire, per mantenerla sana e bella. E, in qualche modo, vi era poi riuscito, anche se alla fine lei se n’era andata con un altro.
Ed è ciò che faceva, in egual misura, con l’attuale moglie che non smetteva mai di lamentarsi.
Questa visione gli ha permesso quindi di cominciare a porle dei limiti effettivi e di realizzare che molte delle donne dell’albero della sua nuova moglie avevano presentato grandi difficoltà a procreare.
Ricolloca la Chiesa al centro della sua anima e la sua colpa crolla drasticamente.
Gérard prende anche coscienza che il suo albero conteneva numerosi traumi collegati alla protezione ed al nutrimento.
Per citarne un’esempio, durante la guerra, uno dei suoi prozii era stato nascosto e cibato per 4 anni in soffitta dalla madre che gli aveva impedito di partire per difendere la patria. Al ritorno dei fratelli distrutti dalla guerra, questo prozio si è sempre sentito in colpa per non esserci andato anche lui. Non si è mai sentito un uomo, bensì si è sempre considerato un vile, un vigliacco.
Ha anche realizzato da dove arriva questa inesauribile voglia di risparmiare, di mettere da parte, di investire per provvedere in futuro, mentre, da viticoltori di padre in figlio, il denaro era sempre servito a comperare le terre per aumentare la (ri) produzione.
Nella sua famiglia, la spontaneità possibile in ogni istante, era stata dimenticata, come pure era mancata la dolce follia che colora la vita di gradevoli sorprese.
Gérard è in pista e in re-missione da ormai due anni. Forte delle scoperte fatte, si applica nel percorrere sentieri sconosciuti dei suoi antenati e a ridare alla vita la sua vera grandezza. Si apre ai suoi desideri e li realizza. Indora l’immagine che ha di sè ed impara ad amarsi esprimendo la sua ricchezza interiore. Ogni giorno un po’, la sua vergogna scompare, lasciando il posto alla sua capacità di tenersi in piedi.
Judith Van den Bogaert-Blondiau
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Caso clinico n° 3: Paul, il conflitto di proiezione
Paul è un uomo che ha sviluppato un cancro alla prostata dopo il divorzio di suo figlio.
E’ arrabbiato contro quest’ultimo, gli rimprovera di aver abbandonato sua figlia e di non occuparsene, quando in realtà non è così. Di fatto, il divorzio di suo figlio lo riporta alla sua propria storia, in quanto ha avuto una figlia con un’altra donna che non è sua moglie e, avendolo scoperto tardi, si colpevolizza di non essersene preso cura di questa figlia. In più ha una figlia handicappata. Il divorzio di suo figlio lo riporta quindi ad una impotenza a due livelli, divenendo il fattore scatenante del suo cancro alla prostata.